In questo articolo vi aggiorno sui recenti risultati nella ricerca di una terapia contro il SARS-CoV-2, il virus responsabile della pandemia di Covid-19.
Una bella sorpresa arriva da un farmaco approvato contro l’artrite reumatoide e altre malattie autoimmuni, che ha avuto un effetto positivo su pazienti Covid-19 in Cina e in Italia. Le malattie autoimmuni sono causate da un’attività incontrollata del sistema immunitario, che attacca e distrugge l’organismo stesso. Questo farmaco, chiamato tocilizumab (venduto come Actemra), ha come bersaglio il recettore dell’interleuchina-6 (IL-6). L’IL-6 è una molecola del sistema immunitario che svolge importanti funzioni pro-infiammatorie una volta legata al suo recettore. Actemra compete con IL-6 nel legame al recettore, riducendo quindi il livello della risposta infiammatoria. I pazienti Covid-19 hanno una risposta immunitaria in corso, la quale, quando prolungata nel tempo, può causare la cosiddetta “tempesta di citochine”: un fenomeno pericoloso caratterizzato dalla sovrapproduzione di cellule e molecole immunitarie. Questa reazione immunitaria eccessiva porta ad un’infiammazione polmonare, che peggiora le condizioni dei pazienti. Actemra sembra alleviare l’infiammazione entro 24-48 ore dalla sua somministrazione nella maggior parte dei pazienti testati (2 in Italia e 22 in Cina finora). È apprezzabile che l’azienda farmaceutica Roche – che produce il farmaco – ha donato alla Cina l’equivalente di 2 milioni di dollari di Actemra.
Un altro risultato promettente arriva dal farmaco sperimentale remdesivir, che prende di mira il meccanismo replicativo del virus. Mentre il nostro genoma è fatto di DNA, il SARS-CoV-2 (come altri virus) ha un genoma a base di RNA, una variante del materiale genetico. Pertanto, il macchinario che replica l’RNA virale (chiamato RNA polimerasi) è diverso da quello umano, e può essere selettivamente colpito con un farmaco. Il remdesivir ostacola specificamente l’attività della polimerasi virale ed è stato precedentemente testato contro l’Ebola e altri virus, senza riscontrare effetti collaterali e con risultati abbastanza incoraggianti. Test di laboratorio hanno suggerito che potrebbe funzionare anche contro il SARS-CoV-2, e attualmente sono in corso alcuni studi clinici su pazienti Covid-19, per valutarne l’efficacia. Le uniche informazioni disponibili al momento provengono dagli Stati Uniti e riguardano un paziente di 35 anni che dopo il trattamento con remdesivir ha migliorato le proprie condizioni.
Un altro farmaco testato con successo è la clorochina, che viene generalmente utilizzata per trattare le infezioni da microrganismi intracellulari (ad esempio la malaria). Nei laboratori cinesi è stato osservato che ha un impatto positivo contro il virus SARS-CoV-2, quindi è stata immediatamente introdotta in studi clinici. Pazienti Covid-19 trattati con la clorochina hanno visto ridotta la durata della degenza ospedaliera e migliorata l’evoluzione della polmonite. Un punto debole di questo approccio è che la funzione biologica della clorochina è tutt’ora sconosciuta, e questo potrebbe provocare effetti collaterali inaspettati.
In questo precedente articolo ho descritto in dettaglio il meccanismo usato dal SARS-CoV-2 per entrare nelle cellule. Brevemente, il virus si lega a un recettore cellulare (recettore della molecola ACE2) attraverso la sua proteina Spike, che successivamente viene attivata dall’enzima cellulare TMPRSS2 (come a una penna bisogna togliere il tappo prima di scrivere). Questo step è necessario per consentire al virus di entrare nella cellula. Sulla base di tali informazioni, le seguenti potenziali strategie potrebbero essere sviluppate nei prossimi mesi:
- un vaccino contro la proteina virale Spike. L’organismo viene esposto a una proteina Spike depotenziata o inattivata, stimolando la produzione di anticorpi, ma senza causare la malattia. Purtroppo al momento non è possibile stabilire se la memoria immunitaria funzionerà contro questo virus.
- un farmaco in grado di prevenire l’attivazione della proteina Spike. Una molecola capace di inibire l’enzima TMPRSS2 ridurrebbe l’entità dell’infezione.
- un farmaco che blocca il recettore dell’ACE2. Bloccare l’ancora usata dal virus per attraccare sulla superficie delle cellule umane ridurrebbe la sua capacità infettiva.
- somministrazione di massicce quantità di ACE2 circolante, che “distrarrebbe” il virus dal recettore ACE2 sulla superficie cellulare. Questo rallenterebbe l’infezione perché diverse particelle virali si legherebbero al recettore solubile e quindi non entrerebbero in una cellula. Inoltre il virus, una volta infettata una cellula, riduce la quantità di ACE2 sulla sua superficie. Siccome il recettore ACE2 ha funzioni antinfiammatorie, antiossidanti e antifibrotiche, la somministrazione del recettore in forma circolante proteggerebbe anche i polmoni da potenziali lesioni.
Come possiamo vedere, attualmente diversi approcci sono in fase sperimentale. Poiché gli studi clinici durano diverse settimane/mesi, ci vorrà del tempo prima di avere una terapia definitiva contro il Covid-19. Ad ogni modo, possiamo essere certi che se (o quando) questo virus tornerà, saremo pronti per affrontarlo in maniera efficace.
Fonti
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0924857920300832
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1477893920300831
https://clinicaltrials.gov/ct2/show/NCT04257656
https://clinicaltrials.gov/ct2/show/NCT04252664
https://www.nejm.org/doi/10.1056/NEJMoa2001191
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0924857920300820
https://link.springer.com/article/10.1007/s00134-020-05985-9
Grazie che spieghi, anche a noi, aperti molto complicati!
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