Nell’ultimo articolo vi ho parlato delle terapie più promettenti in via di sperimentazione contro la pandemia di Covid-19. Ora voglio focalizzarmi su due caratteristiche cruciali della pandemia: l’importanza delle infezioni non diagnosticate e la trasmissione indiretta del virus.
Infezioni non diagnosticate di SARS-CoV-2
Uno studio pubblicato su Science ha rivelato che le infezioni non diagnosticate sono state responsabili del 79% dei casi accertati in Cina, prima dell’inizio della quarantena. Questo dato scioccante spiega la rapida diffusione del virus nel mondo, e rende anche illogica la strategia di alcuni paesi (Stati Uniti, Regno Unito e Svezia, tra gli altri) di limitare il numero di test. La percentuale è stata elaborata attraverso una complessa simulazione messa a punto da Li e colleghi. Basandosi sugli spostamenti delle persone nello stesso periodo dell’anno precedente, il modello ha simulato il propagarsi dell’infezione in 375 città cinesi. I risultati hanno indicato che, tra il 10 e il 23 gennaio 2020, l’86% delle infezioni non è stato diagnosticato. Pertanto, la maggior parte (79%) dei pazienti Covid-19 sono stati contagiati da persone infette mai diagnosticate, fino a quando non sono stati messi in atto il divieto di spostamento e altre rigorose misure di controllo. Nonostante sia ipotizzabile che le infezioni non diagnosticate presentino generalmente sintomi lievi, contribuiscono enormemente alla diffusione della pandemia.
Questo modello è stato elaborato su una regione cinese senza restrizioni o controllo di alcun tipo; pertanto le percentuali potrebbero cambiare in altri Paesi, a seconda dell’attività di sorveglianza, test e controllo virale. Inoltre, non è possibile concludere che testare ogni potenziale caso consentirebbe di eliminare la pandemia, ma sicuramente ne rallenterebbe significativamente la diffusione.
Trasmissione indiretta di SARS-CoV-2
In questa sezione affronteremo alcune domande sulla sopravvivenza del virus al di fuori del corpo umano e quindi sulla trasmissione indiretta dell’infezione. Un recente studio pubblicato da van Doremalen e colleghi ha rivelato che SARS-CoV-2 mantiene la capacità infettiva per tempi diversi su diverse superfici. I ricercatori hanno misurato il tempo impiegato dal virus per perdere l’infettività su acciaio, rame, plastica e cartone. L’infettività è stata rilevata per 48 ore sull’acciaio e per 72 ore sulla plastica. Dura invece meno di 8 ore sul rame e poco più di 24 ore sul cartone. Il dimezzamento del livello di infettività si verifica dopo 2 ore sul rame, 5 ore sul cartone, 6 ore sull’acciaio e 7 ore sulla plastica. Queste misure potrebbero cambiare in base alle caratteristiche del materiale e alle condizioni esterne (temperatura, umidità), ma comunque dimostrano l’importanza della trasmissione indiretta del virus. In aria, l’infettività virale è stata testata per un periodo di 3 ore e non ha mostrato una riduzione evidente.
Questi dati dimostrano che l’infezione indiretta è possibile e l’unico modo per limitarla è pulire adeguatamente le superfici (acciaio e plastica sono facilmente lavabili con detergenti), lavarsi le mani il più spesso possibile ed evitare di toccare il viso. Infatti, un punto debole del virus è che è molto labile, quindi detergenti e sapone sono sufficienti per eliminarlo.
Fonti
https://science.sciencemag.org/content/early/2020/03/13/science.abb3221
https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2020.03.09.20033217v2