L’eugenetica è la teoria scientificamente errata del “miglioramento razziale” e dell'”accoppiamento pianificato”, che ha guadagnato popolarità all’inizio del XX secolo. Gli eugenetisti credevano di poter perfezionare gli esseri umani ed eliminare i cosiddetti “mali sociali” attraverso la genetica e l’ereditarietà. Credevano che l’uso di metodi come la sterilizzazione forzata, la segregazione e l’esclusione sociale avrebbero liberato la società da individui ritenuti “non idonei”.

Invece, il razzismo scientifico è un’ideologia che si appropria dei metodi e della legittimità della scienza per sostenere la superiorità dei bianchi europei e l’inferiorità delle persone non bianche il cui status sociale ed economico è stato storicamente marginalizzato. Come l’eugenetica, anche il razzismo scientifico si fonda su:
- l’appropriazione indebita dei progressi negli ambiti della medicina, dell’anatomia e della statistica durante i secoli XVIII e XIX.
- la teoria dell’evoluzione di Charles Darwin attraverso il meccanismo della selezione naturale.
- le leggi dell’ereditarietà di Gregor Mendel.
Le teorie eugenetiche e il razzismo scientifico hanno ricevuto sostegno da movimenti xenofobi contemporanei, antisemitismo, sessismo, colonialismo e imperialismo, così come da chi giustifica la schiavitù, in particolare negli Stati Uniti.
Come è iniziata l’eugenetica?
Francis Galton, uno statistico, demografo ed etnologo inglese (e cugino di Charles Darwin), coniò il termine “eugenetica” nel 1883.
Galton definì l’eugenetica come “lo studio delle agenzie sotto controllo sociale che possono migliorare o compromettere le qualità razziali delle generazioni future, sia fisicamente che mentalmente”. Galton sosteneva che la salute e la malattia, così come le caratteristiche sociali e intellettuali, fossero basate sull’ereditarietà e sul concetto di razza.

Tra il 1870 e il 1890, le discussioni sul “miglioramento umano” e l’ideologia del razzismo scientifico divennero sempre più popolari. C’erano gruppi di “esperti” che decidevano quali individui e gruppi di persone fossero superiori o inferiori. Credevano che le caratteristiche biologiche e comportamentali fossero fisse e immutabili, e collocavano individui, popolazioni e nazioni all’interno di quella gerarchia.
Quando l’eugenetica divenne “trend topic”
Già a partire dal 1920, l’eugenetica era diventata un movimento globale. C’era supporto popolare, d’elite e governativo per l’eugenetica in Germania, negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Italia, in Messico, in Canada e in altri Paesi. Statistici, economisti, antropologi, sociologi, riformatori sociali, genetisti e funzionari sanitari pubblici sostenevano l’eugenetica attraverso una varietà di letteratura accademica e popolare.

L’applicazione più nota dell’eugenetica avvenne nella Germania nazista in vista della Seconda Guerra Mondiale e dell’Olocausto. Il regime nazista, tra il 1933 e il 1945 utilizzò le sue risorse per “ripulire” il popolo tedesco da coloro che riteneva “indegni di vita”. I nazisti in Germania, in Austria e in altri territori occupati praticarono l’eutanasia forzata su almeno 70.000 adulti e 5.200 bambini. Implementarono una campagna di sterilizzazione forzata che colpì più di 400.000 persone. Ciò contribuì alla quasi distruzione del popolo ebraico, così come delle minoranze etniche marginalizzate, come i Sinti e i Rom, le persone con disabilità e gli individui LGBTQ+.

All’inizio del XX secolo, negli Stati Uniti, la schiavitù e la sua eredità, le paure della “mescolanza razziale” e l’eugenetica erano profondamente interconnesse tra loro. I prominenti eugenetisti americani esponevano le loro preoccupazioni verso il “suicidio razziale”, ovvero il tasso di natalità sempre più diverso tra gli immigrati e le razze non nordiche, rispetto ai bianchi nordici nativi. Gli eugenetisti usavano queste preoccupazioni per promuovere politiche discriminatorie come l’anti-immigrazione e la sterilizzazione forzata. Gli eugenetisti americani provenienti da una varietà di discipline dichiaravano che certi individui erano inetti, “deboli di mente” o antisociali, il che portò alla sterilizzazione forzata di almeno 60.000 persone attraverso le leggi approvate in 30 stati, e rimaste in vigore fino agli anni ’70.
Esistono ancora eugenetica e razzismo scientifico nel XXI secolo?
Sì.
Con il completamento del Progetto Genoma Umano (ovvero il sequenziamento del DNA umano) e, più recentemente, con i progressi nelle tecnologie di screening genomico, c’è preoccupazione che generare un numero sempre maggiore di informazioni genetiche in ambito prenatale possa portare a nuove pressioni sociali per interrompere le gravidanze quando il feto è a rischio di disturbi genetici, come la sindrome di Down, o la spina bifida.
L’emergere di tecniche statistiche, come la quantificazione del rischio poligenico, che possono stimare la probabilità di sviluppare disturbi più complessi dal punto di vista genetico, ha sollevato preoccupazioni tra gli eticisti circa il loro uso nel contesto della fecondazione in vitro e della diagnosi genetica preimpianto. Il possibile screening basato sul genoma degli embrioni per tratti comportamentali, psicosociali e/o intellettuali ricorderebbe la storia dell’eugenetica nel suo tentativo di eliminare certi individui. Per questo motivo, alcuni genetisti considerano sia lo screening genomico che la consulenza genetica come un’estensione dell’eugenetica.
Cosa sta facendo la comunità scientifica internazionale per contrastare l’eugenetica e il razzismo scientifico contemporanei?
Quando il Progetto Genoma Umano (PGU) è iniziato nel 1990, c’era preoccupazione che la genomica avrebbe portato a una nuova era di eugenetica. Molti bioeticisti erano consapevoli di come i movimenti eugenetici del passato avessero usato le informazioni genetiche per ostracizzare gruppi storicamente marginalizzati e per questo temevano che le persone avrebbero usato i risultati del PGU e gli sviluppi successivi nella genomica per ulteriormente marginalizzare e stigmatizzare certi gruppi. Vi era anche la preoccupazione che il PGU avrebbe inaugurato una nuova era di genetica comportamentale, in cui i geni sarebbero stati usati per spiegare certi comportamenti. Molte discussioni ruotavano attorno al fatto che datori di lavoro o compagnie di assicurazione potessero utilizzare informazioni genomiche per discriminare individui specifici.
In risposta a queste e altre preoccupazioni, vari Paesi hanno istituito programmi di ricerca che svolgono attività su tutti gli aspetti delle implicazioni legali, sociali ed etiche della genomica, compresi i lasciti dell’eugenetica e del razzismo scientifico nel contesto delle nuove ed emergenti tecnologie genetiche e genomiche.
Ti interessa approfondire un altro aspetto che lega scienza e razzismo? Lo trovi qui.
Fonti
https://www.genome.gov/about-genomics/fact-sheets/Eugenics-and-Scientific-Racism

Solo due piccoli appunti: l’espressione lebensunwerte Leben non è legata al nazismo: è il titolo del libro di un medico, uscito nel 1920, che raccomandava fortemente l’uccisione dei bambini disabili o ritardati, posizione molto diffusa fra i medici anche prima che il nazismo le desse un’ulteriore spinta (nel caso tu non lo conosca, mi permetto di raccomandarti il bellissimo Ippocrate è morto ad Auschwitz di Giulio Meotti).
All’epoca gli LGBTQ non erano ancora stati inventati: c’erano gli omosessuali e basta.
Bell’articolo, come sempre.
Sei sempre in giro per il mondo?
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Ciao Barbara, grazie per il commento 🙂 Sì sono sempre in giro, adesso a Göteborg. Tu come stai? Leggerò sicuramente il libro che mi hai consigliato
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