In occasione della “Brain Awareness Week” del 2021, che si terrà dal 15 al 21 marzo, voglio concentrarmi su un luogo comune che riguarda il cervello e rappresenta uno dei falsi miti più diffusi al mondo: è vero che utilizziamo solamente il 10% della nostra capacità cerebrale? Dopodiché affronteremo altre leggende metropolitane sul cervello, vedremo come tenerlo in forma e alcune curiosità.
Il cervello è l’organo più complesso del corpo umano e determina il modo in cui viviamo il mondo che ci circonda. Pesa circa un chilo e mezzo e contiene 100 miliardi di neuroni e un trilione di cellule gliali (che offrono funzione di sostegno ai neuroni). È la fonte di tutti i sentimenti, comportamenti ed esperienze, nonché il ricettacolo della memoria e dell’autocoscienza. Quindi non sorprende che il cervello rimanga un mistero in sé. Esso comprende il cervello vero e proprio, che è la porzione più grande e svolge tutte le funzioni cognitive superiori; il cervelletto, responsabile delle funzioni motorie, come il coordinamento del movimento e dell’equilibrio; il tronco encefalico, dedicato a funzioni involontarie come la respirazione.
Uno studio del 2013 ha rivelato che il 65% della popolazione statunitense crede che utilizziamo solo il 10% del nostro cervello, nonostante in precedenza fosse già stato dimostrato che si trattava di un falso mito, dal neurologo Barry Gordon in un’intervista nel 2008 e da uno studio pubblicato l’anno seguente su Frontiers in Human Neuroscience.
“La durabilità del mito”, dice Gordon, “deriva dalla concezione del proprio cervello da parte delle persone: vedono i propri difetti come prova dell’esistenza di materia grigia non sfruttata. Questa è una falsa supposizione. Ciò che è corretto, tuttavia, è che in certi momenti della vita, come quando siamo a riposo e pensiamo, potremmo davvero usare solo il 10% del nostro cervello. In realtà, però usiamo ogni parte del cervello e la maggior parte di esso è attiva quasi tutto il tempo”.
A conferma di ciò, esiste una tecnica di imaging cerebrale, chiamata risonanza magnetica funzionale (fMRI), la quale può misurare l’attività del cervello mentre una persona sta eseguendo compiti diversi. Usando questo e altri metodi simili, i ricercatori hanno per l’appunto dimostrato che la quasi totalità del nostro cervello è attiva per la maggior parte del tempo, anche quando una persona sta eseguendo un’azione molto semplice, o mentre sta riposando o dormendo. Infatti, aree come la corteccia frontale, che controlla il pensiero di livello superiore e la consapevolezza di sé, o le aree somatosensoriali, che aiutano le persone a percepire ciò che li circonda, sono attive anche nel sonno.
Come si è originato questo falso mito?
L’origine di questo mito non si riconduce ad un solo evento, ma a diversi episodi che lo hanno man mano rafforzato.
In un articolo pubblicato in un’edizione del 1907 della rivista Science, lo psicologo e autore William James ha sostenuto che gli esseri umani utilizzino solo una parte delle loro risorse mentali, ma senza specificare una percentuale. Successivamente, nel libro di Dale Carnegie del 1936 “How to Win Friends and Influence People“, l’autore mette in bocca il falso mito a un personaggio dell’opera, un professore universitario.
Dal momento che i neuroni rappresentano solo il 10% delle cellule contenute nel cervello (il restante 90% sono cellule gliali), è ipotizzabile che da ciò sia derivata la percentuale.
Infine, il mito è stato ripetuto in articoli, programmi TV e film, contribuendo alla sua radicalizzazione nelle menti delle persone.
Come migliorare l’attività del proprio cervello
Come ogni altro organo, anche il cervello è influenzato dallo stile di vita, dalla dieta e dalla quantità di esercizio svolto da una persona. Esistono diverse strategie per mantenerlo in salute e migliorarne la funzionalità, eccole:
Mangiare una dieta equilibrata
Mangiare bene migliora la salute e il benessere in generale. Inoltre riduce il rischio di sviluppare problemi di salute che possono portare alla demenza, tra i quali malattie cardiovascolari, obesità di mezza età e diabete di tipo 2.
I seguenti alimenti promuovono la salute del cervello:
- Frutta e verdura con la buccia scura. Alcune sono ricche di vitamina E, come spinaci, broccoli e mirtilli. Altre di beta carotene, come i peperoni rossi e le patate dolci. Vitamina E e beta carotene sono essenziali per la salute cerebrale.
- Pesce azzurro. Questo tipo di pesce, come il salmone, lo sgombro e il tonno, sono ricchi di omega-3, che supportano la funzione cognitiva.
- Noci e noci pecan. Sono ricche di antiossidanti, che promuovono la salute del cervello.
Fare esercizio regolarmente
L’esercizio fisico regolare riduce anche il rischio di problemi di salute che possono portare alla demenza. Le attività cardiovascolari, come camminare a passo svelto per 30 minuti al giorno, sono sufficienti per ridurre il rischio di declino della funzione cerebrale. Altre opzioni includono andare in bicicletta, jogging e il nuoto.
Mantieni attivo il cervello
Il cervello è un organo, e come ogni organo va allenato per ottenere migliori performances. Infatti, più una persona usa il proprio cervello, migliori saranno le sue capacità mentali. Per questo motivo, gli esercizi di allenamento del cervello sono un buon metodo per mantenerlo in salute. Un recente studio ha rilevato che le persone che in un arco temporale di 10 anni hanno svolto regolarmente esercizi di allenamento del cervello hanno ridotto il rischio di demenza del 29%.
Altri falsi miti sul cervello
Ci sono una serie di altre leggende popolari sul cervello. Vediamone alcune:
Cervello sinistro vs cervello destro
La ricerca suggerisce che non esista il sopravvento di un emisfero cerebrale sull’altro, in quanto entrambi i lati del cervello vengono utilizzati allo stesso modo. Molti credono invece che le persone siano cerebrali sinistre o cerebrali destre, con le prime più logiche e le seconde più creative. Tuttavia, la ricerca suggerisce che si tratti di un falso mito: una persona sana utilizza costantemente entrambi gli emisferi.
È vero però che gli emisferi hanno compiti diversi. Ad esempio, uno studio pubblicato su PLOS Biology ha discusso come l’emisfero sinistro sia coinvolto nell’elaborazione del linguaggio e il destro in quella delle emozioni.
Alcol e cervello
Sebbene l’alcolismo a lungo termine possa portare a una serie di problemi di salute, inclusi danni al cervello, non è vero che l’alcol “uccide” i neuroni, poiché le ragioni del danno cerebrale sono ben più complesse.
Va inoltre ricordato che se una donna beve troppo alcol durante la gravidanza, ciò può influenzare lo sviluppo cerebrale del feto e persino causare la sindrome alcolica fetale: il cervello dei bambini affetti da questa condizione è più piccolo e spesso contiene meno neuroni, portando a difficoltà nell’apprendimento e comportamentali.
Messaggi subliminali
La ricerca suggerisce che i cosiddetti “messaggi subliminali” possano provocare una risposta emotiva nelle persone inconsapevoli di aver ricevuto tale stimolo. Ma i messaggi subliminali possono aiutare una persona a imparare cose nuove? Uno studio pubblicato su Nature Communications ha scoperto che ascoltare registrazioni del vocabolario durante il sonno potrebbe migliorare la capacità di una persona di ricordare le parole, ma questo era solo il caso di persone che avevano già studiato il vocabolario. I ricercatori hanno infatti appurato che ascoltare informazioni mentre si dorme non aiuta una persona a imparare cose nuove, ma può solo migliorare la memorizzazione di informazioni già studiate in precedenza, da svegli.
Rughe cerebrali
Il cervello umano è ricoperto di pieghe, comunemente note come “rughe”. Il tuffo in ogni piega è chiamato solco e la parte rialzata giro. Alcune persone credono che si formi una nuova ruga ogni volta che si impara qualcosa, ma non è vero. Il cervello inizia a sviluppare le rughe prima che una persona nasca e questo processo continua per tutta l’infanzia. Il cervello crea costantemente nuove connessioni e rompe quelle vecchie, anche in età adulta.
Fatti sul cervello
Ora che abbiamo risolto alcuni falsi miti, ecco alcune curiosità comprovate sul cervello.
Consumo energetico. Il cervello contribuisce a circa il 2% del peso di una persona, ma utilizza il 20% dell’energia totale dell’organismo.
Idratazione. Nel 1945, per la prima volta gli scienziati hanno stimato che il cervello sia composto per circa il 73% da acqua. Mantenere il cervello idratato è importante: essere disidratati anche solo del 2% può compromettere la capacità di una persona di svolgere attività che coinvolgono attenzione, memoria e capacità motorie.
Colesterolo. Il colesterolo è un tipo di grasso che le persone spesso considerano dannoso per la loro salute. Sebbene sia vero che mangiare troppo colesterolo fa male al cuore, molte persone non sanno che il colesterolo gioca un ruolo significativo nel cervello di una persona: senza colesterolo, le cellule del cervello non sopravvivrebbero. Infatti, circa il 25% del colesterolo del corpo è contenuto nelle cellule cerebrali.
La complessità del cervello
Prendete il semplice atto di versare il caffè al mattino: camminare verso la moka, prenderla senza scottarsi, versare l’infuso nella tazza senza rovesciarlo. Durante queste azioni coordinate, sono coinvolti i lobi occipitali e parietali, le cortecce motorie sensoriali, i gangli della base, il cervelletto e i lobi frontali: praticamente, tutto il cervello, a conferma che utilizziamo ben più del 10% di esso.
Questo non vuol dire che se il cervello fosse danneggiato non saremmo in grado di svolgere le attività quotidiane. Ci sono persone prive di parti del cervello (in seguito a traumi o malattie) che continuano a vivere una vita relativamente normale, perché il cervello è in grado di autocompensarsi e garantire che ciò che rimane di esso sia in grado di gestire le varie attività (almeno quelle di routine).
Essere in grado di mappare le varie regioni e relative funzioni del cervello è parte integrante della comprensione dei possibili effetti collaterali nel caso in cui una determinata regione inizi a deteriorarsi. I neuroni che svolgono funzioni simili tendono a essere vicini tra loro. Ad esempio, i neuroni che controllano il movimento del pollice sono disposti accanto a quelli che controllano l’indice.
Ciò che ancora non si conosce è come gruppi di neuroni appartenenti a regioni diverse del cervello collaborino per formare la coscienza. Finora, non ci sono prove che esista un sito per la coscienza, il che porta gli esperti a credere che sia veramente uno sforzo neurale collettivo. Un altro mistero è che di tutte le cellule del cervello, solo il 10% sono neuroni mentre l’altro 90% sono cellule gliali, che incapsulano e supportano i neuroni, ma la cui funzione rimane in gran parte sconosciuta.
Fonti
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2776484/
https://journals.plos.org/plosbiology/article?id=10.1371/journal.pbio.1001767
https://www.nature.com/articles/ncomms9729
https://www.scientificamerican.com/article/do-people-only-use-10-percent-of-their-brains/
Maqquanto maqquanto maqquanto è bello questo post! L’ultimo che mi ha tirato fuori la storia del 10% è stato uno che prima ha cominciato a frequentare il mio blog e poi a martellarmi privatamente, che mi spiegava – tra le altre cose – che lui quel miserabile 10% lo ha ampiamente superato grazie all’LSD, e non riesce a capacitarsi che io non voglia a mia volta sviluppare la mia già brillantissima intelligenza, ed essendo appunto persuaso di questa mia straordinaria intelligenza non capisce come possa intrupparmi con la schiera dei parrucconi bigotti retrogradi che hanno il terrore dell’intelligenza. E proprio grazie alla sua frequentazione mi sono resa conto di una cosa: capita che sogni di volare, e mentre sogni ti chiedi ma sarà proprio vero? Ti ricordi quante volte credevi di volare e invece poi è venuto fuori che stavi sognando, ma poi alla fine concludi che no, stavolta stai proprio volando davvero. Poi ti svegli e dici porca vacca, era un sogno anche stavolta. Ecco, con gli acidi no, non sei più capace di separare la visione onirica dalla realtà. E questo qui, col cervello devastato da sessant’anni di acidi, adesso ha anche i morti che prima di andare alla dimora definitiva passano a salutarlo. Che oltretutto, se uno ci crede, potrebbe anche avere un senso che passi a salutarti tua madre, ma Aznavour?! Ilan Ramon?!
La cosa della disidratazione l’ho sperimentata con mia madre, ospite di un istituto per anziani, che a un certo momento ha cominciato letteralmente a delirare e poi ha smesso completamente di comunicare. Hanno capito che era disidratata perché beveva pochissimo e l’hanno attaccata alla flebo, e ci ha messo un anno intero, sempre sotto flebo, prima di riprendersi; per un intero anno ho potuto avere sue notizie unicamente da mia zia perché lei non era neppure in grado di accendere il cellulare. Poi, una volta ripresasi, è vissuta per altri nove anni. E’ stata un’esperienza così impressionante che da allora mai più ho trascurato di bere.
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