Tutti conosciamo qualcuno che crede a complotti e fake news di ogni tipo. “Lo sbarco sulla luna l’hanno girato a Hollywood”, “il governo americano ha organizzato l’11 settembre”, “la pandemia di Covid-19 è stata provocata dal 5G” e poi non credono alle notizie vere, come il riscaldamento globale “perché in inverno fa freddo”.
Ma perché tante persone si lasciano abbindolare così facilmente? La psicologa Karen Douglas e il suo team di ricerca lo hanno spiegato in un articolo pubblicato su Current Directions in Psychological Science nel 2017. La logica dietro a questo atteggiamento si fonda su tre principi:
- Il bisogno di trovare certezze. Le domande suscitano dubbi, le risposte forniscono certezze. Tutti cercano risposte, fa parte della natura umana. Sfortunatamente, trovare una risposta comoda è più facile di trovare la risposta esatta, che magari non dipana nemmeno tutti i dubbi.
- Il bisogno di controllo e sicurezza. Le teorie cospirazioniste sono semplicistiche e offrono sempre la risposta che si stava cercando: diretta e deresponsabilizzante. Diretta, perché si preferisce sempre la strada in discesa: se la teoria sul riscaldamento globale prevede che io cambi il mio modo di vivere, preferisco non crederci e rimanere in controllo della mia vita senza cambiamenti. Deresponsabilizzante perché accusare caste ed élites comporta il sollevamento degli altri individui da ogni responsabilità, lasciandoli nella loro sicurezza.
- Il desiderio di mantenere un’immagine positiva di sé. Le statistiche rivelano che le persone ai margini della società sono più inclini a credere alle teorie cospirazioniste. Di solito, un persona si sente realizzata se ha una vita sociale e lavorativa soddisfacenti. Invece, chi non lavora e/o non intrattiene rapporti sociali trascorre molto tempo su internet, dove può trovare soddisfazione nelle teorie complottiste e confrontandosi con altre persone aventi le medesime convinzioni.
Facciamo conoscenza con i complottisti
Chi crede ai complotti si reputa un “cercatore di verità”, non un cospirazionista. Venire discriminato per le sue idee lo fa sentire un eroe, in lotta contro l’autorità epistemica. Il fatto è abbastanza curioso, dal momento che queste persone non fanno nulla di attivo per contribuire alla scoperta di tale “verità”. Semplicemente, la scovano su internet e la sensazione gratificante provata fa sì che sposino la causa.
Come il dottor Armando De Vicentiis spiega, dietro la logica del complottista vi è “una dinamica persecutoria, basata sul sospetto, su una sfiducia verso il prossimo dai tratti prettamente paranoici.” Non tutti i complottisti sono persone socialmente disadattate. Molti sono inseriti nella società e il loro problema è l’incapacità di modificare le proprie convinzioni, anche di fronte a prove schiaccianti. Se per anni siamo stati convinti che la capitale del Brasile fosse Rio de Janeiro, quando scopriamo che in realtà è Brasilia lo accettiamo senza problemi: era una semplice lacuna. Ma un complottista ha compiuto uno sforzo per conoscere la teoria alla quale crede ciecamente (leggendo, visitando siti internet, guardando la TV) e non la vorrà abbandonare. Come scrive De Vicentiis “si ha a che fare con una personalità disfunzionale e, come è possibile osservare nello studio clinico dei disturbi di personalità, non vi è alcuna consapevolezza di questa dinamica patologica. Il complottista, infatti, prende le distanze dal complottismo, considerando la sua idea/convinzione come qualcosa di diverso e che nulla ha a che fare con certe logiche.”
Il complotto serve per controllare qualcosa che fa paura: o se ne nega l’esistenza, oppure si cerca di circoscrivere il problema nella maniera più semplice: “qualcuno sta cercando di farci del male (o ingannarci), ma lo abbiamo scoperto”. Individuare questo “qualcuno” aiuta a ritrovare sicurezza, perché lo si può attaccare rimanendo protetti, dietro allo schermo del PC.
Generalmente i complottisti non hanno una preferenza politica, perché disillusi dalle istituzioni. Le eccezioni sono però in aumento, da quando alcuni politici (a cominciare da Donald Trump) hanno scelto di sostenere tali teorie e si ergono a paladini in difesa della “verità tenute nascoste”.
Quando e dove prendono piede le teorie sui complotti?
Dal momento che i complotti e le fake news instillano dubbi nelle persone, devono approfittare dei loro momenti di debolezza. Per questo, di solito prendono piede dopo eventi traumatici che minano la stabilità della gente, quando le persone cercano risposte semplici per un fenomeno che sembra ingestibile. Vedasi la mole di cospirazioni e fake news riguardanti la pandemia di Covid-19.
I social media offrono il miglior terreno per la divulgazione delle teorie complottiste, in quanto favoriscono la socializzazione tra individui con le stesse convinzioni e, si sa, l’unione fa la forza. Inoltre, sui social network è facile condividere informazioni. Tutti abbiamo la tendenza a credere che qualcosa sia vero dopo esserne stati esposti più volte e le fake news sono il tipo di informazione più condivisa, come vedremo tra poco. Inoltre, buona parte della popolazione è carente di senso critico, quindi fatica a riconoscere e rifiutare le informazioni fuorvianti.
Come si crea la trama di un complotto?
Un “teorico” delle cospirazioni crea teorie totalmente infondate per spiegare un avvenimento, spesso approfittando della paranoia della gente per convincerla. La mente delle persone ha una spiccata capacità associativa, che viene sfruttata in maniera illogica dai cospirazionisti. Spiego un concetto: correlazione non significa causalità. Esiste una correlazione tra il consumo di cioccolato e il numero di premi Nobel vinti per Paese. Questo però non significa che il solo mangiare cioccolato aumenti la probabilità di essere insigniti del prestigioso premio. Così come il fatto che le antenne per il 5G vengano installate nel periodo in cui la Covid-19 mette in ginocchio il mondo non stabilisce una relazione tra gli eventi.
La teoria del complotto viene poi messa in pratica dalle fake news: notizie inventate di sana pianta per sostenere tale idea, che puntano al sensazionalismo per ingannare le persone.
I complotti sono pericolosi
In principio, teorie e spiegazioni strampalate fanno sorridere. Purtroppo, tali fandonie possono diventare molto pericolose. Chi non crede alla pandemia di Covid-19 non rispetterà le misure restrittive (negli USA ci sono state molte proteste); chi ritiene che i vaccini siano pericolosi non vaccinerà i propri figli; chi si è fatto idee strane sulla tecnologia 5G potrebbe commettere atti vandalici contro antenne e altre strutture di telecomunicazione.
Il complottismo è un modo di essere disfunzionale che implica una visione distorta della vita e una percezione di onnipotenza verso se stessi. Per questo si tratta di un pericolo per la comunità, che va limitato nella maniera più efficace possibile. Vediamo come.
Come limitare la diffusione di complotti e fake news
Chris Impey, dell’università dell’Arizona, spiega che la gente ha interagito con articoli di fake news riguardanti la pandemia di Covid-19 ben 142 volte di più rispetto a quelli pubblicati da fonti autorevoli come l’Organizzazione Mondiale della Sanità o il Centro di Controllo delle Malattie degli USA. Già qualche mese fa avevo spiegato (qui) come la tecnologia può aiutare a prevenire le contaminazioni di fake news e ora aggiungo qualche informazione. Si sa, la ricerca non si ferma mai. Il successo dell’intelligenza artificiale nell’identificazione delle fake news suggerisce che una rete neurale possa essere la soluzione vincente. Si tratta di un sistema di migliaia, o milioni di computer collegati tra loro e che funzionano in sinergia, proprio come i neuroni nel cervello. Le reti neurali sono già realtà e vengono sfruttate per esempio da Alexa di Amazon e dal traduttore di Google. Impey spiega: “All’Università dell’Arizona, abbiamo addestrato le reti neurali sottoponendo loro articoli selezionati sui cambiamenti climatici e l’evoluzione biologica, e le reti neurali hanno avuto il 90% di successo nel distinguere fake news dalle notizie vere.” L’obiettivo è quello di creare un estensione ai web browser e un’applicazione per smartphone che avverta l’utente quando sta leggendo una notizia probabilmente falsa.
Come evitare le fake news
Pensando a come descrivere le fake news e le teorie dei complotti mi sono venute in mente le sirene descritte da Omero nell’Odissea, che con il loro soave canto attiravano i marinai, per poi sbranarli. Fake news e complotti funzionano così: notizie sensazionalistiche, spiegazioni semplici e colpe dei potenti. Ovviamente attirano l’interesse della gente, che viene così distratta dai fatti reali. Certo, chi abbocca a quelle fandonie non viene divorato, ma il danno psicologico (in pratica un lavaggio del cervello) non deve lasciare indifferenti.
Noi italiani siamo molto sensibili in materia alimentare, così faccio questo paragone: trattate le notizie come il cibo. Quando scegliete un alimento, ne controllate sempre la provenienza. Se costa troppo poco, probabilmente è di bassa qualità; inoltre prestate attenzione al contenuto, non alla confezione. Con le notizie dovreste comportavi allo stesso modo. Se volete informarvi su di un argomento, non prendetela alla leggera. Per informarsi bene, non è sufficiente farlo mentre si aspetta il bus o durante uno spuntino. Prendetevi del tempo, cercate conferme di quanto leggete e non fermatevi al primo articolo. Dubitate degli articoli sensazionalistici, che vi suscitano emozioni forti, perché molto probabilmente sono fuorvianti. Accettate il fatto di non poter conoscere tutta la verità. E soprattutto ricordatevi che non perché qualcosa è stato scritto, debba essere necessariamente attendibile.
Fonti
https://journals.sagepub.com/doi/full/10.1177/0963721417718261