Mentre la pandemia di COVID-19 entra nel suo secondo anno, nuove e più contagiose varianti del virus hanno causato un aumento delle infezioni in molti Paesi. La devastazione della pandemia – milioni di morti, collasso economico e annullamento delle interazioni sociali – ha già avuto effetti psicologici negativi sulle persone. La salute mentale è oggetto di attenti studi, in quanto si teme che le conseguenze psicologiche avranno strascichi anche dopo che la pandemia sarà finalmente sotto controllo.

Nel dicembre 2020, negli Stati Uniti, più del 42% delle persone intervistate ha riportato sintomi di ansia o depressione, mentre un anno prima la percentuale era ferma all’11%. Altri sondaggi suggeriscono che questa tendenza sia simile in tutto il mondo. Ad esempio, nel Regno Unito tra marzo e giugno 2020 la percentuale di persone che ha riportato sintomi di depressione è passata dal 10 al 19%. La situazione non è nuova: tutti gli eventi che scuotono la società, come l’attacco terroristico dell’11 settembre 2001, lasciano disagi psicologici che si protraggono per anni: uno studio condotto su oltre 36.000 residenti e soccorritori di New York ha rivelato che a distanza di 14 anni dopo l’attacco, il 14% degli intervistati soffriva ancora di disturbo da stress post-traumatico e il 15% di depressione. Queste percentuali sono ben più alte rispetto alla media solitamente riscontrata, che sono del 5% e 8%, rispettivamente.

La causa del disagio psicologico causato dalla pandemia va probabilmente ricercata nelle limitate interazioni sociali, nelle tensioni che si creano nel nucleo familiare durante i lockdown e nella paura della malattia.

Studi e sondaggi condotti finora sono concordi nell’indicare che i giovani, piuttosto che gli anziani, sono più suscettibili a un disagio psicologico, forse perché il loro bisogno di interazioni sociali è maggiore. Inoltre, tra i giovani, le donne sono più vulnerabili degli uomini e in particolare le persone con bambini piccoli o con un disturbo psichiatrico diagnosticato in precedenza sono particolarmente a rischio.

Quando molti studi e sondaggi sono condotti in un breve periodo, diventa un problema raccogliere i dati per analizzarli nel loro insieme. Fortunatamente, la psiconeuroimmunologa Daisy Fancourt ha lanciato il programma CovidMinds, che ha riunito circa 140 studi condotti in più di 70 Paesi. L’obiettivo è di collegare i dati già raccolti e di promuovere l’utilizzo di questionari standardizzati, in modo che i risultati possano essere confrontati più facilmente.

Un altro studio, chiamato COVID-19 Health Care Workers Study, mira a valutare come gli operatori sanitari, che hanno affrontato livelli senza precedenti di malattia e morte, hanno affrontato la situazione di emergenza. Lo studio sta raccogliendo dati in 21 Paesi, comprese le nazioni a basso reddito in America Latina e Africa, dove le risorse per proteggere la salute mentale sono limitate.

Come proteggere la salute mentale durante la pandemia

Limitare l’esposizione alle notizie sulla pandemia

Un eccessiva esposizione alle notizie relative al COVID-19 è associata a un peggioramento della salute mentale. La situazione viene esacerbata dai social media. Un controllo del flusso di notizie può aiutare in questo senso.

Rimanere fisicamente attivi

Anche l’esercizio e l’attività fisica hanno dimostrato di aiutare la salute mentale. Nel corso del tempo, un’attività fisica moderata può prevenire l’insorgenza della depressione durante il confinamento domestico. I ricercatori hanno esaminato il legame tra solitudine e attività fisica e hanno scoperto che chi tra il 2015 e il 2020 ha svolto attività fisica con costanza non ha sofferto di solitudine (oppure in minima parte) durante il lockdown.

Seguire determinati comportamenti psicologici

Alcuni atteggiamenti mentali, come la resilienza (ovvero la capacità di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà), sono associati ad una salute mentale più forte e questo può aiutare durante la pandemia. Allo stesso modo, è importante lavorare sulla propria flessibilità psicologica e capacità di adattamento.

Ricerca di servizi di salute mentale e/o telepsichiatria

Durante la pandemia, le persone hanno cercato forme alternative di supporto per la salute mentale, come confidarsi con familiari e amici, e impegnarsi a prendersi cura di sé. Invece, i servizi formali, come parlare con un professionista, vengono scelti meno comunemente. Un’indagine australiana condotta su 1631 persone che hanno perso il lavoro durante la pandemia ha rilevato che erano più le persone che avevano cercato conforto nell’alcol, rispetto a quelle che si sono rivolte a un supporto professionale. Attualmente, la telepsichiatria (ovvero svolgere una seduta psichiatrica a distanza) è in crescita. Un sondaggio degli Stati Uniti pubblicato a dicembre ha rilevato che la maggior parte dei pazienti che hanno ricevuto cure telepsichiatriche sentiva di aver beneficiato del servizio.

Fonti

https://www.nature.com/articles/d41586-021-00175-z

https://www.covidminds.org/post/january-update-the-psychological-impact-of-covid-19