359 milioni di tonnellate di materie plastiche vengono prodotte ogni anno nel mondo e 150-200 milioni di tonnellate vengono scaricate in discarica o nell’ambiente. Uno dei tipi più comuni di plastica è il PET (polietilene tereftalato), che viene prodotto ad un ritmo di 70 milioni di tonnellate all’anno. 20 milioni sono usati per produrre imballaggi (scatole, bottiglie, eccetera) e 50 milioni per i tessuti. Il metodo attuale per riciclare il PET si chiama riciclaggio termomeccanico, ma non è una soluzione efficiente perché provoca una progressiva perdita delle proprietà meccaniche del materiale, rendendolo meno adatto al riutilizzo. Per questo, il PET viene generalmente prodotto de novo.
Tournier e colleghi hanno ottimizzato una nuova strategia per riciclare la plastica in modo efficiente. L’idea è di impiegare un enzima per rompere il poliestere. La plastica PET è composta da due unità (chiamate monomeri) connesse da un legame. L’enzima funziona come una forbice molecolare che rompe il legame e libera i due monomeri. Tale enzima esisteva già, ma non era molto efficiente. Possiamo dire che Tournier e colleghi hanno affilato le sue lame, per farlo funzionare meglio.
Questo miglioramento costituisce una pietra miliare nella produzione di plastica: le fonti a base fossile potrebbero essere sostituite da PET di scarto per produrre plastica vergine (con proprietà identiche a quella prodotta de novo), ma riciclata al 100%. Una bottiglia è stata già prodotta in questo modo, per dimostrare che l’idea è fattibile.
Fonte
Tournier, V., Topham, C.M., Gilles, A. et al. An engineered PET depolymerase to break down and recycle plastic bottles. Nature 580, 216–219 (2020). https://doi.org/10.1038/s41586-020-2149-4