Per la millesima volta, no: il coronavirus SARS-CoV-2 non è stato creato in laboratorio. Finalmente abbiamo avuto la conferma anche dei ricercatori. Andersen e colleghi hanno pubblicato su Nature Medicine la dimostrazione che SARS-CoV-2 è solo il settimo coronavirus in grado di infettare l’uomo. Insieme a SARS-CoV e MERS-CoV, il nuovo SARS-CoV-2 provoca sintomi più gravi, mentre HKU1, NL63, OC43 e 229E sono associati a sintomi lievi. Nell’articolo, i ricercatori hanno studiato il genoma di SARS-CoV-2, confrontandolo con gli altri coronavirus. Si sono concentrati sulla proteina Spike, che consente al virus di legarsi al recettore ACE2 sulla superficie cellulare (il primo passo dell’infezione). Sia SARS-CoV che SARS-CoV-2 sfruttano ACE2 per l’ancoraggio sulla cellula, ma il legame con il recettore avviene in modo completamente diverso per il nuovo coronavirus. Se fosse stato geneticamente manipolato, è plausibile che sarebbe stata impiegata una strategia preesistente (crearne una da zero avrebbe richiesto enormi ed inutili sprechi di tempo ed energie). Invece, SARS-CoV-2 presenta una nuova spina dorsale, diversa da quelle conosciute. Gli autori concludono che l’origine del virus deve essere ricercata in una delle seguenti opzioni:
- selezione naturale in un ospite animale prima del trasferimento zoonotico (all’uomo). I primi casi noti di Covid-19 sono collegati al mercato Huanan di Wuhan. A tal proposito, restano in auge un paio di possibilità. In primo luogo, il SARS-CoV-2 umano e quello dei pipistrelli sono geneticamente quasi identici, anche se il metodo di ancoraggio al recettore ACE2 è diverso. In secondo luogo, il virus SARS-CoV-2 del pangolino si lega al recettore ACE2 esattamente come il virus umano, ma né il virus del pangolino né tantomeno quello del pipistrello hanno una caratteristica nella proteina Spike che invece è presente nella versione umana (questa caratteristica è correlata alla attivazione della proteina Spike da parte di TMPRSS2).
- selezione naturale nell’uomo in seguito al trasferimento zoonotico (da animale). La seconda opzione è che un precursore del SARS-CoV-2 pandemico sia “saltato” nell’uomo e poi si sia rafforzato e adattato al nuovo organismo ospite. Questa possibilità implica un’infezione antecedente ai primi casi di Covid-19 diagnosticati a novembre/dicembre 2019. Studi sierologici retrospettivi potrebbero fornire chiarimenti al riguardo.
Al momento, l’opzione più plausibile è che il SARS-CoV-2 umano derivi da eventi di ricombinazione dei virus del pangolino (per via dello stesso meccanismo di ancoraggio) e del pipistrello (per il genoma quasi identico). Tali eventi, insieme ad alcune mutazioni, hanno fornito al nuovo virus le caratteristiche specifiche per infettare il genere umano.