Allacciate le cinture di sicurezza prima di accendere l’auto? Controllate che la strada sia libera prima di attraversarla? Se rispondete sì ad entrambe le domande, ben fatto. Ma perché lo fate? Ovviamente, perché la vita è un bene prezioso.

E quanto vi importa delle vostre abitudini alimentari? Fate attenzione a quante calorie mangiate durante i pasti e se fate abbastanza attività fisica per metabolizzare l’energia assunta? Se ora state sbuffando, dovreste leggere le righe qui sotto, perché una cattiva alimentazione è tanto pericolosa quanto giocare a mosca cieca in autostrada. Pensate che pagare le conseguenze a lungo termine sia meno grave di pagarle subito? Non vedo una gran differenza. E prestare attenzione alla propria alimentazione non significa fare sacrifici ad ogni pasto, ma solo amarsi un po’ di più.

Avete mai sentito parlare di sindrome metabolica?

Non viene considerata una vera e propria malattia, ma una condizione caratterizzata da molteplici fattori di rischio che predispongono a malattie cardiovascolari e al diabete mellito. La sindrome metabolica è diffusa in tutto il mondo. Sebbene sia predominante nei paesi industrializzati (soprattutto Stati Uniti ed Europa), al giorno d’oggi è comune anche in altre regioni (ad es .: Asia sud-orientale). La sindrome metabolica sta diventando una sfida impellente per i sistemi sanitari nazionali, essendo un peso per l’economia e per la qualità della vita. La Federazione Internazionale del Diabete (IDF) stima che il 25% della popolazione mondiale sia affetta da sindrome metabolica, e che la maggior parte si trovi negli Stati Uniti, seguiti dall’Europa.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 1998 ha fornito una definizione per la sindrome metabolica, tenendo conto del ruolo centrale della resistenza all’insulina, che deve essere associato ad almeno due dei seguenti criteri: obesità, dislipidemia (alto livello di lipidi nel sangue), ipertensione (alta pressione sanguigna) e microalbuminuria (presenza di albumina nelle urine). L’anno seguente, il Gruppo Europeo per lo studio della Resistenza all’Insulina (EGIR) ha eliminato dai criteri la microalbuminuria.

Il passaggio dalla condizione fisiologica alla sindrome metabolica è caratterizzato da cambiamenti metabolici che si verificano in sequenza. Il primo passo è la resistenza all’insulina, che predispone al diabete mellito di tipo II. Durante questa fase, l’organismo è meno responsivo all’insulina e non riesce a mantenere l’equilibrio glicemico. Il passo successivo è l’alterazione del metabolismo delle cellule, perché la resistenza all’insulina impedisce il dinamismo metabolico fisiologico. L’organismo risponde con segnali di stress e pro-infiammatori, che predispongono all’ipertensione oltre che al diabete mellito di tipo II. Il terzo passo coinvolge le risposte ormonale e immunitaria e prende il nome di adiposopatia. Questo step è caratterizzato da un aumento del tessuto adiposo, che provoca una risposta immunitaria infiammatoria. L’ultimo passo è uno stato infiammatorio cronico a basso grado, determinato dall’eccessiva presenza di lipidi.

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Come prevenire la sindrome metabolica?

Gli scienziati considerano la dieta mediterranea il miglior sistema alimentare per combattere la sindrome metabolica. Questa dieta è caratterizzata da un elevato apporto di verdure, noci, olio d’oliva e un consumo moderato di vino, oltre al consumo raro di carne rossa e lavorata, burro e bevanda zuccherata. Alimenti come olio d’oliva, noci, verdure e vino sono documentati per avere proprietà antiossidanti e antinfiammatorie, che hanno un l’effetto di contrastare le caratteristiche della sindrome metabolica.

Ora potete ora alzare il vostro bicchiere di vino (uno al giorno!!!) per brindare alla vostra nuova vita sana. Non male come sacrificio, eh?

 

Fonti

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