Quando Star Trek è andato in onda per la prima volta negli anni ’60, l’ufficiale delle comunicazioni Uhura (l’attrice Nichelle Nichols) sembrava essere l’unica donna di colore coinvolta nei viaggi spaziali. Invece la gente non sapeva che, in realtà, tra i matematici che hanno reso possibili i viaggi spaziali vi erano proprio delle donne afroamericane, come Dorothy Vaughan (1919-2008), Mary W. Jackson (1921-2005) e Katherine Johnson (1918-2020). Quest’ultima ha lasciato in eredità un libro autobiografico, intitolato “My Remarkable Journey” (“Il mio viaggio memorabile“), che cattura la sua storia, nello sfondo di un drammatico secolo di storia degli Stati Uniti.

La rottura dei canoni

Nel libro, la Johnson spiega come una bambina prodigio della matematica di White Sulphur Springs, nel West Virginia, sia diventata un “computer umano” coinvolto in alcune delle missioni spaziali più importanti, mentre viveva in un’epoca in cui la segregazione e la privazione dei diritti degli afroamericani erano legali negli Stati Uniti. Per questo, la Johnson ha riconosciuto di essere stata un modello, in quanto poche donne di colore finora hanno potuto far carriera in ambito scientifico.

La Johnson venne assunta dall’agenzia precorritrice della NASA, il National Advisory Committee for Aeronautics (NACA), nell’estate del 1953. Aveva iniziato a rompere i canoni razzisti già nel 1939, quando lei e altri due studenti neri furono selezionati dal presidente del West Virginia State College, un’istituzione storicamente nera, per frequentare la West Virginia University di Morgantown, precedentemente tutta bianca, desegregandola quasi due decenni prima che i “Little Rock Nine” facessero lo stesso con una scuola superiore in Arkansas nel 1957.

Gli inizi

La Johnson ha potuto intraprendere la carriera matematica grazie al sacrificio dei suoi genitori. Infatti, con la famiglia si trasferì a Institute, West Virginia, appositamente per frequentare una scuola per alunni neri che studiavano oltre le elementari. Suo padre, che aveva il suo stesso talento per i numeri, le insegnò che lei era “uguale alle altre persone, indipendentemente da cosa dicessero le leggi o le tradizioni”. Questa lezione di vita ha tracciato la sua carriera.

A 14 anni è entrata al West Virginia State College (ora West Virginia State University), a Institute. Lì, il suo professore le affidò una missione: diventare una ricercatrice matematica. William Waldron Schieffelin Claytor era un topologo di talento, la cui carriera fu in seguito ostacolata dal razzismo accademico. Istruì la Johnson con lezioni individuali di geometria analitica dello spazio. Inconsapevolmente, le fornì la spinta di cui avrebbe avuto bisogno anni dopo.

Il successo

Katherine Johnson (credit: NASA)

Nel 1962, la NASA si preparava per la missione di John Glenn (il primo statunitense ad orbitare intorno alla Terra). La complessità del volo aveva richiesto la costruzione di una rete di comunicazioni mondiale, che collegasse le stazioni di rilevamento in tutto il mondo ai computer IBM a Washington, Cape Canaveral in Florida e alle Bermuda. I computer erano stati programmati con le equazioni orbitali che avrebbero controllato la traiettoria della capsula, dal decollo all’ammaraggio. Tuttavia l’astronauta accettò la missione solamente dopo che fu accolta la sua richiesta che a controllare manualmente tutti i calcoli fosse proprio la Johnson, con la sua calcolatrice da tavolo. “Se lei dice che sono corretti, allora sono pronto per partire”, disse l’astronauta. Il volo di Glenn fu un successo e segnò un punto di svolta nella competizione spaziale tra Stati Uniti e Unione Sovietica. In quel momento, un’intera nazione si era affidata alla potente matita della Johnson.

Secondo la Johnson, però, il suo maggiore contributo all’esplorazione spaziale furono i calcoli che hanno aiutato a sincronizzare il modulo lunare del progetto Apollo con il modulo di comando in orbita intorno al satellite. Ha anche lavorato allo Space Shuttle e all’Earth Resources Technology Satellite (ERTS, in seguito ribattezzato Landsat). Si ritirò nel 1986, dopo 33 anni di carriera, della quale disse: “mi piaceva andare al lavoro ogni singolo giorno“. Nel 2015, all’età di 97 anni, la Johnson ha aggiunto un altro straordinario risultato alla sua lunga lista: il presidente Barack Obama le ha conferito la Presidential Medal of Freedom, la più alta onorificenza civile americana.

Fonti

https://www.nature.com/articles/d41586-021-01585-9

https://www.nasa.gov/content/katherine-johnson-biography