Qualche giorno fa, un amico mi ha mostrato un articolo che declamava l’inutilità dei vaccini siccome una malattia è in grado di diffondersi in una popolazione vaccinata contro la stessa. Il mio amico era rimasto sorpreso di trovare delle referenze ufficiali in calce all’articolo e mi ha chiesto pertanto di verificarne l’affidabilità. Ho letto l’articolo che, pur partendo da una notizia veritiera, si è rivelato pieno di informazioni fuorvianti. Infatti, anche se è vero che raramente una malattia può diffondersi in una popolazione che ne dovrebbe essere immune, la vaccinazione costituisce il migliore ed unico efficace metodo di prevenzione del contagio.

Mi sono pertanto deciso a scrivere questo post, che è diviso in due sezioni: nella prima, riassumerò alcuni punti chiave che vi aiuteranno a riconoscere articoli che sono spacciati per scientifici, ma in realità pieni di fake news, mentre nella seconda commenterò alcuni articoli scientifici reali che vengono solitamente sfruttati dai no-vax nelle loro campagne mistificatorie.

Vediamo ora alcune caratteristiche delle fake news di scienza:

  • Per prima cosa, leggete il dominio del sito: un campanello d’allarme dovrebbe suonare se trovate riferimenti alla medicina verde (o alternativa), all’omeopatia, a verità nascoste e simili.
  • Un articolo di fake news è pieno di link che vi reindirizzeranno su altri siti che, a loro volta, vi continueranno a rimbalzare da un sito all’altro, in una fitta rete di connessioni. Di solito questi siti sono partner tra loro e vivono grazie a banner pubblicitari che li pagano in base al numero di visite ricevute. Capito come funziona? Tu fai un favore a me, io ne faccio uno a te, e ci guadagniamo tutti.
  • Questi articoli sono sempre corredati di foto che non hanno alcuna funzione esplicativa, ma solo quella di spaventare il lettore (ad esempio, siringhe puntate come armi verso piccoli bambini malati ed indifesi).
  • In questi articoli, viene generalmente raccontata la storia di uno scienziato non meglio precisato che ha avuto un trascorso in un’azienda farmaceutica, salvo poi essersi pentito, decidendo così, per redimersi, di confessare tutti i crimini commessi quando lavorava per “Big Pharma”. Naturalmente leggerete degli ingredienti spaventosi che ha segretamente immesso nei vaccini, di quanto questi siano inutili e pericolosi, di quanto le Big Pharma stiano pianificando di controllare le persone (ma poi, come?), e così via. Sorprendentemente (o non proprio), questo paragrafo non fa riferimento a nessun dato ufficiale. Che pessimo scienziato deve essere quello che dimentica la cosa più importante del suo lavoro: i dati! Ricordate che l’unico modo per dimostrare l’inutilità dei vaccini, è di effettuare uno studio nel quale si scelgono due popolazioni simili (stessa percentuale di maschi e femmine, stessa fascia d’età, stesse abitudini di vita e così via), ad eccezione del fatto che solo una delle due è stata vaccinata contro una malattia. In seguito all’esposizione al virus che provoca tale malattia, la percentuale di persone infette dovrebbe essere identica tra le due popolazioni. Solo così si sarebbe in grado di dimostrare l’inefficacia di un vaccino.
  • Veniamo ora alle referenze. Come già accennato, a volte, le fake news di scienza sono provviste di referenze ufficiali. Sorpresi? Ci sono ovviamente alcune considerazioni da fare. Innanzitutto, la data di pubblicazione: la maggior parte di queste referenze risale alla fine degli anni ’80 o ai primi anni ’90, quando la ricerca biomedica stava costantemente migliorando i vaccini. Se questi articoli hanno riportato casi di inefficacia, questi problemi sono stati risolti da tempo, non esistendo casi di rilievo più recenti. Se un articolo vecchio di 30 anni ha evidenziato un problema con un vaccino, non significa che oggigiorno le persone dovrebbero essere preoccupate. Come credete che i medici abbiano scoperto necessità dei richiami vaccinali? Le terapie e la prevenzione migliorano costantemente, e questo viene puntualmente riportato nelle pubblicazioni scientifiche. In secondo luogo, c’è un’alta probabilità che le referenze vengano sfruttate in modo fraudolento, quindi è importante leggerne l’abstract (ovvero il sommario dello studio, che è facile da trovare su Google), per verificare che il contenuto sia effettivamente quanto dichiarato dalla fake news.

Recentemente avete letto qualche articolo sospetto? Linkatelo nei commenti, così ne possiamo discutere.

Ora elencherò alcuni articoli indicati dai no-vax come “prove inconfutabili” del lato oscuro dei vaccini. Questo perché, dinanzi ad episodi di fallimento vaccinale (riportati in questi articoli), i no-vax millantano terribili conseguenze per la popolazione, quando invece i dati contenuti negli studi non sono affatto preoccupanti e le conclusioni non si avvicinano nemmeno lontanamente a quelle pilotate dai no-vax. Iniziamo!

Anders JF, Jacobson RM, Poland GA, Jacobsen SJ, Wollan PC. Secondary failure rates of measles vaccines: a meta-analysis of published studies. Pediatr Infect Dis J 1996; 15:62–6.

In questo articolo, gli autori si concentrano sui casi di fallimento del vaccino contro il morbillo. Hanno preso in considerazione tutti gli studi dai quali è stato possibile ottenere informazioni sufficienti per eseguire analisi statistiche. Anders e colleghi hanno dimostrato che, nonostante alcuni casi di fallimento vaccinale, il rischio di contrarre il morbillo nelle persone vaccinate è inferiore allo 0,2% (ovvero 2 persone tra 1000 che sono venute a contatto con il virus). Un rischio non troppo elevato, non vi sembra?

Gustafson TL, Lievens AW, Brunell PA, Moellenberg RG, Buttery CM, Sehulster LM. Measles outbreak in a fully immunized secondary-school population. N Engl J Med 1987; 316:771–4.

Gli autori descrivono un caso di epidemia di morbillo in una scuola superiore del Texas nella primavera del 1985. Hanno controllato la copertura vaccinale di 1806 studenti (presente nel 99% dei casi) e hanno misurato la loro copertura immunitaria: la presenza dell’anticorpo contro il morbillo è stata verificata nel 95% degli studenti, dimostrando che sul totale degli studenti, si sono verificati pochi casi di fallimento vaccinale. Nessuno dei 1732 studenti immunizzati (che quindi producevano gli anticorpi) ha contratto il morbillo, mentre 14 dei 76 che non erano immunizzati (fallimento vaccinale) hanno contratto la malattia.

Rota JS, Hickman CJ, Sowers SB, Rota PA, Mercader S, Bellini WJ. Two case studies of modified measles in vaccinated physicians exposed to primary measles cases: high risk of infection but low risk of transmission. J Infect Dis 2011; 204 (Suppl 1):S559–63.

Nel 2009, due medici vaccinati contro il morbillo hanno contratto la malattia dopo una lunga esposizione al virus in seguito all’epidemia in Pennsylvania e Virginia. I due medici hanno mostrato i sintomi del morbillo in una forma più breve e meno severa, a causa della risposta immunitaria, e non hanno infettato altre persone.

Rosen JB, Rota JS, Hickman CJ, et al. Outbreak of measles among persons with prior evidence of immunity, New York City, 2011. Clin Infect Dis 2014; 58:1205–10.

Questo studio descrive come 5 persone vaccinate contro il morbillo hanno contratto la malattia. È stato precedentemente riportato che una persona vaccinata può occasionalmente contrarre la malattia, ma non che sia in grado di trasmettere la malattia ad altri individui (vedasi articolo precedente). Il paziente zero dello studio (il primo ad essere contagiato) è una ragazza di 22 anni che si è presentata in ospedale dopo aver sviluppato i sintomi del morbillo. Quel giorno, la ragazza ha infettato tre medici, mentre una collega della ragazza era stata infettata il giorno precedente. 231 persone esposte ai 4 pazienti secondari sono state sottoposte a screening, ma nessuno ha sviluppato la malattia. Quindi qual è la conclusione? Che questo caso è unico e non è dovuto al fallimento vaccinale perché tutti i pazienti secondari avevano gli anticorpi. Inoltre con una copertura vaccinale elevata, la diffusione della malattia è estremamente limitata. L’introduzione del vaccino nel 1963 e del richiamo nel 1989 hanno determinato l’eradicazione del morbillo prima del 2000 negli USA e solo recentemente si sono registrati più casi, poiché le campagne mistificatorie dei no-vax hanno causato l’abbassamento della copertura vaccinale. Poiché l’87% delle persone che hanno contratto il morbillo non sono vaccinate, la mancanza di vaccinazione è la causa principale della diffusione della malattia. Gli autori concludono l’articolo affermando che questo caso isolato descritto non dovrebbe alterare la struttura dell’attuale controllo del morbillo, sebbene la sorveglianza su simili episodi debba essere mantenuta costantemente attiva.

Conclusione

La conclusione che si può trarre da questi articoli è che la vaccinazione non è efficace per tutte le persone: alcune non rispondono ad essa (non producono gli anticorpi), poche altre perdono gli anticorpi dopo un po’ di tempo (in alcuni casi l’analisi sierologica ha mostrato un’attenuata presenza di anticorpi in persone infette). Non è ancora chiaro perché questo talvolta accada. Ciò che si sa con certezza è che la vaccinazione non funziona come un pulsante on/off: se una popolazione è vaccinata al 100%, non significa che il 100% delle persone sono immuni alla malattia, ma in media “solo” il 97% circa. Forse, alcune caratteristiche genetiche rendono un individuo più o meno reattivo alla produzione degli anticorpi. Sarà importante capire esattamente il motivo per il quale i vaccini non funzionino sulla totalità delle persone, al fine di sviluppare un piano di vaccinazione specifico per questa piccola percentuale di popolazione che non è responsiva. Ciò che questi studi concludono è che, nonostante i rari casi di fallimento del vaccino, la vaccinazione rimane il metodo migliore per prevenire la diffusione della malattia, come dimostrato da centinaia di studi pubblicati, che ovviamente i no-vax eviteranno sempre di menzionare.

Avete qualche domanda su questo argomento? Conoscete altri articoli sui quali vorreste condividere la vostra opinione? Non siate timidi e postateli nei commenti!