Per decenni, il bullismo è stato percepito come un fenomeno spiacevole, ma innocuo, che non provoca conseguenze a lungo termine. Nei film vediamo spesso che i bulli alla fine devono fare i conti con il karma, ma nella realtà non funziona esattamente così. Il bullismo è un problema dilagante, che interessa tanto i bambini quanto gli adulti e comporta pesanti conseguenze sulla salute. In casi estremi può culminare addirittura con il suicidio della vittima. Oggigiorno è riconosciuto come un fenomeno sociale e culturale responsabile di conseguenze fisiche e psicologiche a lungo termine. Si manifesta quando una o più persone sfruttano costantemente uno squilibrio di potere a loro vantaggio (dovuto alla forza fisica, allo stato sociale e così via) per indirizzare intenzionalmente un comportamento aggressivo contro un’altra persona. Il bullismo si manifesta attraverso diverse modalità: azioni violente, insulti o altre umiliazioni, circolazione di false voci, esclusione da un gruppo. Più recentemente, ha iniziato a essere perpetrato anche tramite Internet e prende il nome di cyberbullismo (minacce attraverso e-mail o messaggi, divulgazione di materiale privato).

Bullismo durante l’infanzia e l’adolescenza

La maggior parte degli episodi di bullismo si verificano a scuola e il motivo va ricercato principalmente nelle caratteristiche fisiche e nell’orientamento sessuale delle vittime. Diversi sondaggi indicano che i bulli si distribuiscono equamente tra ragazzi e ragazze (con qualche variazione). Una differenza tra i sessi è che i ragazzi tendono a bullizzare persone al di fuori del loro gruppo, mentre le ragazze preferiscono sfogarsi su una vittima a loro vicina. Inoltre il bullismo violento è perpetrato maggiormente dai maschi, mentre le ragazze prediligono umiliare le proprie vittime attraverso la diffusione di false voci.

I bulli non sono tutti uguali. Gli “alpha” sono popolari e socialmente dominanti, con un comportamento regolare; i “delta” non hanno successo nella vita e il loro bullismo deriva da problemi comportamentali. Queste distinzioni sono rilevanti quando si studiano strategie per combattere il fenomeno.

Come già accennato, il bullismo provoca gravi conseguenze psicologiche sulla vittima: ansia, depressione, comportamento autolesivo, psicosi e suicidalità. A tale proposito, il fenomeno ha lo stesso impatto su un bambino/adolescente dei maltrattamenti tra le mura domestiche.

Spesso non è facile capire quando un bambino è vittima di bullismo. I sintomi vanno ricercati in cambiamenti comportamentali (depressione, ansia) e assenze ingiustificate da scuola. A tal proposito, la tecnologia è giunta in soccorso ai genitori: esistono applicazioni che permettono ai genitori di controllare le attività online dei figli e di filtrare messaggi con contenuti violenti o inappropriati. Alcune applicazioni rimuovono semplicemente i contenuti indesiderati, altre inviano anche una notifica al telefono dei genitori quando tale materiale viene filtrato.

Come prevenire il bullismo? Una tra le strategie di maggior successo prende il nome dal ricercatore Dan Olweus dell’Università di Bergen in Norvegia che l’ha ideata: l’Olweus Bullying Prevention Program. Lo scopo di questo programma è di istituire a scuola un clima di sostegno che coinvolga tutti, attraverso sondaggi regolari compilati dal personale, dai genitori e dagli studenti. Diversi programmi anti-bullismo sono stati analizzati e si è scoperto che da soli non sono sufficienti per eradicare il problema, anche se hanno un influsso positivo sulla percezione del fenomeno. Le statistiche rivelano che quando il personale della scuola è preparato sull’argomento, il fenomeno è meno frequente. Questo perché un insegnante preparato è in grado di comunicare meglio con gli studenti circa un comportamento inaccettabile.

Un’altra strategia di successo è il metodo KiVa finlandese, che parte dal presupposto secondo cui la prevenzione non è sufficiente per eradicare il bullismo, ma una sorveglianza costante deve essere mantenuta per affrontare una situazione in caso di necessità. Grazie a questo programma, il fenomeno nelle scuole finlandesi è diminuito del 90%. La peculiarità sta nel fatto che il focus non viene diretto sul bullo e sulla vittima, bensì sugli spettatori, che indirettamente incoraggiano il fenomeno se non intervengono per fermarlo. L’empatia e il rispetto reciproco sono infatti i punti cardine di questa efficace strategia.

Bullismo durante l’età adulta

In età adulta, il bullismo si manifesta solitamente sul posto di lavoro. I sondaggi condotti nel corso degli anni hanno fornito tassi diversi di prevalenza del fenomeno (che quando accade al lavoro viene chiamato mobbing). Nel 2010, Nielsen e colleghi hanno riscontrato una prevalenza del 14,6%, mentre secondo il Workplace Bullying Institute negli Stati Uniti la percentuale è del 37%. Quando si considera l’inciviltà, definita come un frequente comportamento scortese, le percentuali aumentano notevolmente: tra l’86 e il 98% dei lavoratori hanno riferito di essere regolarmente destinatari di atteggiamenti incivili sul posto di lavoro. L’inciviltà non viene considerata una forma di bullismo, bensì una condizione predisponente. Così come durante l’adolescenza, anche in età adulta il fenomeno porta a sviluppare ansia, depressione e suicidalità e si manifesta con cambiamenti nel comportamento, diminuzione della produttività e della creatività, aumento del tasso di incidenti sul lavoro, assenteismo e richieste di turnover.

Uno studio condotto da Kowalski e colleghi ha rivelato che in età adulta il cyberbullismo è di gran lunga più frequente del bullismo vis-à-vis. Anche se è ipotizzabile che il capo sia il principale responsabile del fenomeno sul posto di lavoro, questo non è stato confermato dallo studio, probabilmente perché la gente ritiene (erroneamente) che tale atteggiamento sia accettabile in quanto dovuto al ruolo di superiorità. 

Voglio evidenziare un altro dato sul cyberbullismo. Nonostante una maggiore esperienza di vita rispetto a bambini e adolescenti, anche gli adulti ne sono vittime in egual misura, dimostrando che internet e la tecnologia rendono tutti più vulnerabili. 

Combattere il bullismo in età adulta è più difficile che tra i banchi di scuola, ma i governi si stanno adattando a queste situazioni, introducendo nuove leggi per affrontare il problema (contro il cosiddetto revenge porn, la discriminazione e così via). Inoltre, le nuove generazioni trarranno vantaggio da una maggiore consapevolezza del fenomeno nelle scuole, dove la prevenzione contribuirà a prevenirlo in età adulta.

Fonti

https://onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1348/096317909X481256

https://journals.aom.org/doi/full/10.2307/20159919

https://onlinelibrary.wiley.com/toc/15321096/2011/22/4

https://journals.sagepub.com/doi/10.1177/0149206315576796

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28402201