Quando sentiamo la parola tsunami, pensiamo subito a muri d’acqua alti decine di metri che si abbattono sulla costa con una forza devastante. Ma ciò che rende davvero affascinante (e inquietante) questo fenomeno naturale è il modo in cui nasce e si trasforma: un’onda quasi invisibile in mare aperto che, avvicinandosi alla riva, diventa una furia incontenibile.
Le origini di uno tsunami
Uno tsunami (dal giapponese tsu, “porto”, e nami, “onda”) non nasce dal vento come le comuni onde marine, ma da un improvviso spostamento di una grande massa d’acqua. Le cause principali sono:
- Terremoti sottomarini: quando una faglia si muove bruscamente sul fondale oceanico, la crosta terrestre può sollevarsi o abbassarsi di diversi metri. L’acqua sovrastante viene spinta verso l’alto e comincia a propagarsi in tutte le direzioni.
- Eruzioni vulcaniche: l’esplosione o il collasso di un vulcano sottomarino può avere lo stesso effetto.
- Frane e crolli di ghiacciai: grandi masse di roccia o ghiaccio che precipitano in mare possono spostare enormi quantità d’acqua.
- Impatto di meteoriti: un caso rarissimo, ma potenzialmente catastrofico, come avvenne 66 milioni di anni fa con l’asteroide che colpì lo Yucatán.
Un gigante silenzioso in mare aperto
In mezzo all’oceano, uno tsunami è quasi impercettibile. La sua altezza può essere di appena 50 centimetri o un metro, ma la lunghezza d’onda (la distanza tra una cresta e l’altra) può raggiungere centinaia di chilometri.
Grazie a questa lunghezza e alla profondità dell’oceano, l’onda può viaggiare a velocità impressionanti, fino a 800–900 km/h — paragonabili a quelle di un aereo di linea — senza perdere energia.
A bordo di una nave in alto mare, un equipaggio difficilmente si accorgerebbe del suo passaggio: l’onda attraversa l’oceano come una lenta increspatura.
Cosa accade vicino alla costa
Quando lo tsunami si avvicina alla riva, la situazione cambia radicalmente. Il fondale marino si fa più basso e l’onda, rallentando, “si comprime”: la sua energia, costretta in uno spazio minore, si trasforma in altezza.
È come se la stessa quantità d’acqua dovesse sollevarsi per trovare spazio. Così, un’onda di un metro in mare aperto può diventare un muro d’acqua alto 10, 20 o persino 30 metri quando raggiunge la costa.

Inoltre, gli tsunami non sono formati da una sola onda, ma da una serie di onde successive che possono arrivare a distanza di minuti o addirittura ore l’una dall’altra. Spesso, la seconda o la terza onda è la più distruttiva.
Diversi dalle onde del vento
Le onde “normali” del mare sono causate dal vento che trasferisce parte della sua energia alla superficie dell’acqua. Hanno lunghezze d’onda di pochi metri e periodi di pochi secondi.
Gli tsunami, invece, coinvolgono l’intera colonna d’acqua, dal fondale alla superficie, e il loro periodo può superare i 20 minuti. In pratica, non si tratta di una semplice increspatura superficiale, ma di un’intera massa oceanica che si muove come un’unica entità.
I record degli tsunami
Onda più alta mai registrata: il primato spetta al megatsunami della baia di Lituya, in Alaska, il 9 luglio 1958. Una frana precipitata in un fiordo generò un’onda che raggiunse 524 metri di altezza — l’equivalente di un grattacielo di 170 piani.
Velocità massima stimata: gli tsunami possono viaggiare a fino a 900 km/h in oceano profondo, anche se la maggior parte si muove tra 600 e 800 km/h.
Il più distruttivo: lo tsunami dell’Oceano Indiano del 26 dicembre 2004, causato da un terremoto di magnitudo 9.1, uccise oltre 230.000 persone in 14 paesi. Le onde raggiunsero 30 metri in alcune località costiere.
Un fenomeno naturale ma prevedibile
Oggi, grazie alle reti di sensori sottomarini e ai satelliti, gli tsunami possono essere rilevati e segnalati in pochi minuti. Tuttavia, la prevenzione rimane fondamentale: conoscere i segnali — come un improvviso e anomalo ritiro del mare — può salvare molte vite.
La velocità di un’onda di tsunami non si misura come quella di un’auto o di un aereo, con un radar o un cronometro, ma si calcola a partire da leggi fisiche che descrivono il moto delle onde in acque profonde.
La formula fisica di base
La velocità di propagazione di un’onda di tsunami dipende solo dalla profondità del mare in cui si trova:

dove:
- g = accelerazione di gravità (≈ 9,81 m/s²)
- h = profondità del mare (in metri)
Questa formula vale perché gli tsunami sono onde di gravità in acque profonde, cioè onde in cui tutta la colonna d’acqua partecipa al moto, non solo la superficie.
Un esempio pratico
Supponiamo che l’oceano sia profondo 4.000 metri. Aggiornando la formula, otteniamo che la velocità è di 198 m/s
198 metri al secondo equivalgono a circa 713 km/h — ecco perché si dice che in mare aperto gli tsunami possono viaggiare tra 700 e 900 km/h.
Se invece la profondità scende a 100 metri (vicino alla costa), anche la velocità scende a 112 km/h. Quindi, man mano che l’acqua diventa più bassa, l’onda rallenta, ma la sua energia resta la stessa — e l’altezza cresce.
Come si misura nella realtà
Oggi la velocità degli tsunami viene misurata e verificata in tempo reale grazie a reti di sensori e satelliti:
- Boei DART (Deep-ocean Assessment and Reporting of Tsunamis): Ancorate in profondità, queste boe registrano variazioni di pressione sul fondale, causate dal passaggio dell’onda. Quando rilevano un’anomalia, inviano un segnale via satellite. Confrontando il tempo di arrivo dell’onda tra due boe successive, gli scienziati calcolano la velocità effettiva di propagazione.
- Sensori GPS e satelliti radar altimetrici: Possono misurare piccolissime variazioni del livello del mare (di pochi centimetri) in mare aperto, tracciando così la forma e la velocità dell’onda.
- Stazioni mareografiche costiere: Registrano l’arrivo dell’onda e, insieme ai dati delle boe, permettono di stimare con grande precisione la velocità lungo il suo percorso.
Perché la velocità è così importante
Conoscere la velocità dell’onda è fondamentale per i sistemi di allerta tsunami: sapendo quanto tempo impiega a raggiungere le coste, è possibile calcolare in pochi minuti quanto resta per evacuare.
Per esempio, se uno tsunami parte da un terremoto a largo del Giappone e viaggia a 700 km/h, può impiegare circa 10 ore per attraversare l’Oceano Pacifico e raggiungere le coste americane.
