Nel panorama dell’ingegneria automobilistica moderna, il motore a magneti permanenti occupa un ruolo di primo piano, soprattutto nei veicoli elettrici. Questo tipo di motore sfrutta l’interazione tra campi magnetici generati da magneti permanenti e correnti elettriche fornite agli avvolgimenti statorici per produrre la coppia necessaria a muovere un veicolo. Tuttavia, parallelamente a questa tecnologia consolidata, circolano numerosi video e divulgazioni online che promettono “motori magnetici perpetui” capaci di funzionare per sempre senza alcuna fonte di energia esterna. In questo articolo, vedremo nel dettaglio il funzionamento di un motore a magneti permanenti applicato alle automobili, ne esamineremo vantaggi e limiti, e infine smonteremo i falsi miti alla base dei video sui presunti motori magnetici perpetui.


1. Principio di funzionamento di un motore a magneti permanenti

1.1 Struttura di base

Un motore a magneti permanenti (in genere indicato come PMSM, ovvero Permanent Magnet Synchronous Motor) è composto principalmente da due elementi: il primo è il rotore, che ospita magneti permanenti al suo interno o sul bordo. Questi magneti, realizzati solitamente in materiali come neodimio-ferro-boro (NdFeB), generano un campo magnetico costante. Il secondo è lo statore, che è costituito da un nucleo metallico, avvolto da bobine di filo di rame. Attraverso tali avvolgimenti circola una corrente elettrica (in genere trifase), la cui frequenza e intensità vengono gestite da un inverter di potenza. Lo statore genera un campo magnetico rotante. Questo campo interagisce con quello fisso dei magneti permanenti nel rotore, generando una coppia che fa ruotare l’albero del motore.

1.2 Leggi fisiche coinvolte

Il principio alla base è quello della forza di Lorentz e dell’interazione tra poli magnetici di segno opposto. In un motore sincrono a magneti permanenti:

  • Lo statore crea un campo magnetico rotante (grazie alle correnti trifasi sull’avvolgimento).
  • I magneti del rotore, essendo permanenti, si allineano a questo campo, mantenendo la stessa velocità di rotazione (sincrona) dell’onda magnetica.

La coppia elettromagnetica (T) generata può essere espressa come:

dove:

  • P è il numero di poli magnetici.
  • ψf è il flusso magnetico prodotto dai magneti permanenti.
  • Iq è la componente in quadratura della corrente che genera coppia.

Questa relazione evidenzia come la coppia sia proporzionale sia al flusso del magnete permanente sia alla corrente di statore.

1.3 Controllo elettronico: inverter e sensori

Per sfruttare al meglio il motore a magneti permanenti, è necessario un sistema di controllo elettronico che generi le tensioni trifasi opportunamente sfasate e misuri la posizione angolare del rotore, per sincronizzare la commutazione delle fasi con la posizione dei magneti.

Generalmente, un controller basato su un algoritmo di FOC (Field Oriented Control) valuta la corrente e la posizione del rotore (mediante sensori Hall o sistemi “sensorless”) per regolare in tempo reale la tensione erogata agli avvolgimenti.


2. Applicazioni nei veicoli elettrici

2.1 Perché i motori a magneti permanenti sono preferiti nei veicoli elettrici

Negli ultimi anni, i produttori di automobili elettriche hanno adottato massicciamente i motori sincroni a magneti permanenti per diversi motivi:

  • Elevata efficienza energetica: grazie ai magneti permanenti, non è necessario alimentare un rotore con correnti di eccitazione, riducendo le perdite.
  • Densità di potenza elevata: dimensioni e peso contenuti permettono di ottenere elevata potenza in spazi ridotti, aspetto cruciale nelle auto elettriche dove gli ingombri sono limitati.
  • Coppia elevata a bassa velocità: ottimo per partenze accelerate e per mantenere alte prestazioni anche a velocità ridotte, migliorando la guidabilità urbana.
  • Controllo di precisione: l’inverter e il FOC consentono regimi molto precisi, utile anche per rigenerazione in frenata e per il recupero energetico.

3. Vantaggi e limiti dei motori a magneti permanenti

3.1 Vantaggi principali

  1. Efficienza energetica elevata: l’assenza di perdite di eccitazione riduce il consumo di corrente.
  2. Ottima densità di potenza: peso e ingombro contenuti permettono di avere un rapporto potenza/peso fra i migliori.
  3. Regolazione fine del carico: controllo preciso della coppia e della velocità, con risposte rapidissime ai cambi di regime.
  4. Basso livello di rumorosità e vibrazioni: grazie al design ottimizzato dei magneti e al controllo elettronico.

3.2 Limiti e criticità

  1. Costo dei materiali: magneti in neodimio-ferro-boro (NdFeB) contengono terre rare piuttosto costose e con un approvvigionamento concentrato in poche aree geografiche.
  2. Sensibilità termica: a temperature elevate i magneti permanenti possono subire una diminuzione del flusso magnetico (degradazione parziale), riducendo l’efficienza complessiva.
  3. Gestione del recupero energetico: in fase di frenata rigenerativa, il motore deve lavorare da generatore: il sistema elettronico deve essere dimensionato per gestire correnti elevate in regime di rigenerazione.
  4. Rifiuti e riciclo: a fine vita del veicolo, lo smaltimento e il riciclo dei magneti contenenti terre rare richiedono processi specifici.

4. Debunking: i “motori magnetici perpetui”

4.1 Cosa propongono i video virali

Sul web circolano numerosi video che mostrano dispositivi dai nomi suggestivi come “motore magnetico senza consumo”, “free energy magnet motor” o “perpetual magnet engine”. In genere, i loro sostenitori affermano che:

  • Un insieme di magneti permanenti disposti in modo tale da autoalimentare il movimento.
  • Non servono batterie, né carburante, né corrente esterna.
  • Il motore funziona per sempre generando energia illimitata, pronta per alimentare luci, elettrodomestici o persino automobili.

La retorica di questi video si basa spesso su dimostrazioni empiriche (e talvolta manipolate) di piccoli dispositivi che sembrano ruotare indefinitamente una volta innescati.

4.2 Perché violano le leggi della fisica

4.2.1 Primo principio della termodinamica (conservazione dell’energia)

  • Enunciato: l’energia non può essere né creata né distrutta, ma solo trasformata da una forma all’altra.
  • Impatto sul motore magnetico perpetuo: un dispositivo a magneti permanenti non compie lavoro “gratis”: per far ruotare un rotore contro le forze di attrito e le forze magnetiche di repulsione/attrazione, serve energia. I video che mostrano rotazioni infinite non tengono conto delle perdite meccaniche (attrito cuscinetti, attrito aerodinamico) né delle perdite magnetiche (correnti parassite, isteresi nei materiali ferromagnetici).

4.2.2 Secondo principio della termodinamica (entropia)

  • Enunciato: in un sistema isolato, l’entropia tende ad aumentare; non è possibile costruire una macchina che, operando in un ciclo, produca lavoro netto senza trasformare calore in un bacino a temperatura minore.
  • Impatto sul motore magnetico perpetuo: un motore che si autoalimenta senza mai fermarsi contraddice l’idea che ogni trasformazione energetica è accompagnata da un aumento di entropia e da eventuali dissipazioni.

Nessuno dei video è mai stato in grado di dimostrare validamente, attraverso misure di campo magnetico, correnti, tensioni e potenza meccanica, un bilancio energetico chiuso che produca energia “dal nulla”.

4.3 Errori comuni nei video fai-da-te

  1. Attrito e cuscinetti scorrevoli: molti prototipi utilizzano cuscinetti di bassa qualità o materiali lubrificanti particolari che riducono temporaneamente l’attrito. Il motorino sembra autoalimentarsi perché ci sono perdite estremamente ridotte, ma non nulle: dopo qualche minuto o qualche giro supplementare, il dispositivo rallenta e si arresta.
  2. Ingannevoli giochi di prospettiva: telecamere posizionate in modo da non mostrare chiaramente i magneti che interagiscono, rendono più difficile valutare le reali forze in gioco. Alcuni inventori “aggiustano” sottigliezze come leve nascoste o magneti aggiuntivi che spingono il rotore.
  3. Mancata misurazione della potenza elettrica: spesso nei video non vengono fornite curve di potenza misurate da wattmetri o oscilloscopi. Senza un grafico che mostri input e output elettrico e meccanico, è impossibile stabilire se il dispositivo generi davvero energia extra.
  4. Effetti di risonanza o inerzia: a volte, una scarica iniziale di energia (ad esempio, dare un colpetto per avviare il rotore) può far ruotare per un certo numero di giri: chi registra il video sfrutta l’inerzia per consigli all’inizio un tiro sul rotore e, appena inquadrato, il motore sembra girare da solo. Dopo decine di secondi, la resistenza magnetica o meccanica vince e si arresta, ma il video si interrompe.

4.4 Perché non esistono prove scientifiche valide

  • Assenza di pubblicazioni peer-reviewed credibili: nessuna rivista scientifica di ingegneria meccanica o fisica ha mai pubblicato un articolo che dimostri un bilancio energetico positivo di un motore magnetico perpetuo.
  • Riproducibilità sperimentale nulla: laboratori indipendenti che hanno tentato di replicare i prototipi mostrati non hanno mai ottenuto risultati consistenti. In genere, quando un meccanismo viene smontato e analizzato con attenzione (misure di coppia, velocità, correnti elettriche), emerge chiaramente che non vi è produzione netta di energia, ma solo un temporaneo sfruttamento di energia immagazzinata nei magneti e nell’inerzia.
  • Normative internazionali: enti come l’IEEE (Institute of Electrical and Electronics Engineers) hanno ribadito che, nel campo della produzione energetica, non può esistere un dispositivo perpetuo.

5. Come riconoscere le bufale e consigli per l’utente

  1. Richiesta di prove misurabili
    • Qualsiasi affermazione di “energia gratuita” deve essere accompagnata da un bilancio dettagliato: misurazione della potenza elettrica in ingresso, misurazione della potenza meccanica in uscita, grafici
    • Se il video manca di dati tecnici (tensioni, correnti, potenza, coppia e rendimenti), è un segnale di allarme.
  2. Controllare le fonti
    • Verificare se l’inventore o l’ideatore ha pubblicato articoli scientifici su riviste accademiche accreditate.
    • Diffidare se si basa solo su blog personali o canali YouTube senza peer review.
  3. Analizzare il contesto pratico
    • Un motore magnetico perpetuo dovrebbe essere capace di sopperire a tutte le perdite: attriti, isteresi, correnti parassite, resistenze elettriche.
    • Nella realtà, la presenza di magneti permanenti comporta comunque perdite (per es., in rotori a gabbia di Faraday si generano correnti parassite).
  4. Considerare le basi teoriche
    • Se un progetto non fa alcun riferimento alle leggi fondamentali della fisica (“entropia”, “bilancio energetico”, “leggi di Maxwell”), probabilmente è mero intrattenimento.
    • Chi asserisce di violare le leggi della termodinamica spesso si basa su interpretazioni sbagliate di esperimenti parziali.

6. Conclusioni

I motori a magneti permanenti rappresentano oggi la tecnologia più diffusa e matura all’interno dei veicoli elettrici. Grazie alla loro elevata efficienza, densità di potenza e controllo preciso, hanno reso possibile l’affermazione su larga scala delle auto elettriche. Tuttavia, l’idea di un motore magnetico perpetuo che funzioni senza alcuna fonte di energia esterna rimane una mera illusione, priva di fondamento nelle leggi della fisica. I video che tentano di dimostrare il contrario si basano spesso su trucchi, manipolazioni dell’inerzia iniziale e su una mancata considerazione delle perdite energetiche reali.