Oltre alla salute fisica, la pandemia di Covid-19 sta mettendo a dura prova anche la nostra salute mentale. La quarantena e le altre restrizioni hanno creato una situazione mai vista prima, che non sappiamo quando finirà. Finirà, ovviamente, ma è ancora presto per fare una previsione. I Paesi hanno imposto l’allontanamento sociale per spalmare la curva della pandemia, con l’obiettivo di distribuire i contagi su un periodo di tempo più lungo ed evitare il collasso del sistema sanitario. Saremo fuori emergenza quando il numero di persone che avrà contratto la malattia sarà sufficiente per garantire l’immunità di gregge, o quando avremo la disponibilità di un vaccino. Abbiamo appena ricevuto buone notizie dalla Cina, dove non sono registrati nuovi casi di contagio. Questo significa che la pandemia è stata sconfitta nel Paese? Ovviamente no. Dobbiamo accettare il fatto che il nuovo coronavirus sarà per sempre parte della nostra vita, come qualsiasi altro virus. Finché ci sarà almeno una persona infetta nel mondo, sarà possibile un nuovo focolaio. Smetteremo di percepire questa minaccia quando un vaccino diventerà disponibile.

Come cambierà la nostra vita fino a quando non sarà disponibile un vaccino

Secondo l’ipotesi più ottimista, un vaccino sarà disponibile tra non meno di 18 mesi. Cosa fare nel frattempo? Mantenere lo stato di pandemia è impensabile: troppi danni alle imprese che dipendono da un elevato numero di persone (cinema, teatri, pub, ristoranti, hotel, palestre, discoteche, eventi sportivi, centri commerciali), troppo stress per i genitori che hanno i figli a casa da scuola, per le persone intrappolate in relazioni tossiche o che si prendono cura di parenti anziani. Quindi che fare? Anche se adesso sembra impensabile, dopo questa enorme ondata di infezioni saremo in grado di affrontare la pandemia con raziocinio ed efficienza. Non dimentichiamoci che la maggior parte dei decessi è dovuta alla mancanza di letti nei reparti di terapia intensiva e alle diagnosi tardive. La situazione attuale è simile a uno scenario di guerra come Pearl Harbor, quando il nemico attaccò a sorpresa e colse impreparati gli americani. Al momento stiamo facendo del nostro meglio, anche se non è abbastanza perché nessun Paese ha un’assistenza sanitaria abbastanza forte da gestire la pandemia. Tra qualche settimana trarremo beneficio dalle attuali restrizioni sociali e le infezioni diminuiranno. Presto saremo in grado di tornare ad una parvenza di vita sociale. Troveremo compromessi per incontrare i nostri amici e parenti, pur mantenendo le distanze. Ciò significa che le persone presteranno attenzione a ridurre il più possibile i contatti (strette di mano, abbracci, mani diverse che toccano lo stesso oggetto), che si ipotizza scenderanno del 75%, riducendo quindi il rischio di trasmissione del virus. Per quanto riguarda gli esercizi che hanno a che fare con un grande numero di persone, è possibile apportare diverse modifiche. Ad esempio, le palestre potrebbero introdurre sistemi di prenotazione online per l’allenamento, per evitare il sovraffollamento; anche i pub e le discoteche potrebbero ridurre la loro capacità; cinema e teatri potrebbero imporre un posto libero accanto a uno occupato.

Come cambierà la nostra vita dopo che un vaccino sarà disponibile

Ok, sono passati 18 mesi e il vaccino è disponibile per tutti. Che succede ora? “Finalmente quando la pandemia sarà finita, torneremo a una vita normale”. Scommetto che ci avete pensato tutti almeno una volta nelle ultime settimane. Ma siete davvero sicuri che torneremo a una vita uguale a quella di prima? Presto ci renderemo conto che il coronavirus ha cambiato le nostre vite per sempre, e non necessariamente in maniera negativa. Ecco perché.

Il telelavoro è un successo. Perché le persone che hanno lavorato da casa durante la pandemia – e lo hanno fatto in modo efficiente per diverse settimane – dovrebbero tornare in ufficio, incontrare colleghi antipatici e sprecare tempo in viaggio? Il telelavoro ridurrebbe l’inquinamento e il traffico, e ottimizzerebbe il tempo delle persone, che sarebbero anche meno stressate. La questione potrebbe essere ostica per le aziende, se si dovessero opporre al telelavoro. Vediamo il motivo con un esempio storico: le donne, alla fine della seconda guerra mondiale, durante le quali venivano impiegate in fabbriche e uffici mentre gli uomini erano in guerra, si rifiutarono di tornare alla vita domestica e diedero vita al movimento per la liberazione delle donne. Se le persone premessero per il telelavoro, le aziende non potrebbero fare molto per opporsi.

I viaggi d’affari diminuiranno. Quando è iniziata l’epidemia di coronavirus, le tradizionali riunioni sono state sostituite con successo da videoconferenze su Skype o Zoom. Questa soluzione è rispettosa dell’ambiente e family-friendly, e i datori di lavoro trarrebbero beneficio da una significativa riduzione dei costi, rendendola vantaggiosa per tutti.

L’apprendimento online è una soluzione. Se l’apprendimento online venisse introdotto come valida alternativa alle lezioni frontali nelle università, quando possibile, verrebbe ridotto il traffico nelle grandi città, gli studenti risparmierebbero tempo e molti di loro eviterebbero di trasferirsi in un’altra città e spendere centinaia di euro al mese di affitto.

Più lavori part-time. La pandemia ha determinato un’enorme crisi economica mondiale e le aziende potrebbero considerare il licenziamento di parte del personale per risanare le perdite. Come evitarlo? Con più contratti part-time. Per spiegarvi cosa intendo, vi porto indietro nel tempo, quando negli Stati Uniti era in corso la Grande Depressione. All’epoca le persone lavoravano 6 giorni alla settimana. Nel 1908, il proprietario di una fabbrica permise ai suoi impiegati ebrei di avere il sabato libero e di lavorare la domenica, ma ciò offese i cristiani. Così decise di garantire 2 giorni liberi settimanali a tutti i dipendenti. Questa scelta è stata poi seguita da altre fabbriche, che hanno visto nei contratti più leggeri un rimedio alla sottoccupazione. E se il coronavirus contribuisse ad eliminare il pregiudizio in base al quale i lavori part-time sono un’opzione valida solo per donne con figli?

Le persone reagiranno male se un governo decidesse di tagliare i fondi alla sanità. Il lavoro e le pensioni sono gli argomenti preferiti dei politici; la pandemia però ci ha appena insegnato che la salute è al di sopra di tutto. Eravamo convinti che fosse una condizione intrinseca della nostra vita, ma ora stiamo pagando per gli scellerati tagli ai fondi destinati alla sanità. Vedremo se qualche governo oserà tagliarli in futuro.

Le compagnie farmaceutiche cambieranno la direzione della loro ricerca. Negli ultimi anni, le aziende farmaceutiche hanno dato la priorità a campi diversi dalla ricerca antivirale e antibiotica. Le strade scelte seguono cure redditizie, come quelle per la calvizie maschile, gli integratori alimentari e così via. È ora di tornare ad occuparsi di cose serie adesso.

Ascolteremo i veri esperti. Al giorno d’oggi, una rapida ricerca su Google può far sentire tutti esperti di qualsiasi cosa. La pandemia ci ha insegnato invece ad ascoltare solo i veri esperti, e non politici o altre “persone informate” che direbbero qualsiasi cosa pur di ottenere un po’ di notorietà. Se avessimo ascoltato i veri esperti quando il Covid-19 era solo un focolaio in Cina, avremmo potuto prevenire la pandemia o almeno limitarla significativamente.

Rispetteremo la Natura? Sono originario della provincia di Bergamo, quella maggiormente colpita dalla pandemia. Le notizie di ogni giorno sembrano bollettini di guerra. A volte succede però che nel deserto di tristezza si trovi una piccola oasi: i pesci sono tornati nella laguna di Venezia, i delfini giocano vicino alle coste della Sardegna, l’inquinamento atmosferico è quasi scomparso dalla pianura padana. Il coronavirus ci ha mostrato come sarebbe il mondo senza inquinamento, se gli umani fossero in grado di vivere in armonia con la natura. Quando finirà questo disastro, vogliamo davvero comportarci come prima? O forse potremmo rispettare la natura e trarne beneficio?