Nelle ultime settimane si sta discutendo senza sosta sulla riapertura delle scuole. Favorevoli e contrari hanno ottime ragioni per sostenere le loro opinioni, essendo la riapertura una necessità, ma che porta con sé un rischio non trascurabile.
In questo articolo vi fornisco qualche informazione e i risultati delle indagini eseguite sugli effetti della riapertura delle scuole nei Paesi del mondo.
Nelle scuole di tutta la Corea del Sud, i bambini consumano il pranzo di fronte a schermi di plastica che li separano dai loro amici. Indossano mascherine, tranne quando si trovano in cortile. La temperatura viene misurata loro due volte ogni mattina: prima a casa e poi di nuovo davanti ai cancelli della scuola.
Questa potrebbe essere la nuova realtà per milioni di bambini in tutto il mondo. I vari governi stanno discutendo quando e come riaprire le scuole. Un numero crescente di studi mostra che ci sono modi per farlo in sicurezza. Bisogna però attenersi strettamente ad alcune regole: la vigilanza sull’igiene, il distanziamento sociale, garantire una rapida risposta da parte della sanità pubblica per arrestare la diffusione di eventuali focolai e, soprattutto, mantenere bassi livelli di diffusione dei contagi nella comunità. Gli studi condotti finora hanno evidenziato infatti che i contagi negli edifici scolastici dipendono strettamente dal livello dei contagi nella popolazione.
Inutile girarci intorno: le scuole rappresentano un ambiente ad alto rischio. I bambini sono stipati in stanze scarsamente ventilate per diverse ore al giorno. Inoltre c’è molta confusione, perché i bambini provengono da un’area estesa (un’intera cittadina, per esempio), alcuni si muovono con i mezzi pubblici e spesso con i genitori al seguito.
All’inizio della pandemia, sembrava che il virus potesse colpire i bambini in modo diverso rispetto agli adulti: poiché i primi hanno sintomi più lievi, si presumeva che potessero essere meno contagiosi. Purtroppo si è poi scoperto che non è così, perché i bambini possono diffondere il virus ad altre persone, specialmente a quelli che vivono nella stessa famiglia. Infatti, non sono meno contagiosi degli adulti.
Studi condotti in Corea del Sud, Europa e Australia dimostrano che le scuole possono essere aperte in sicurezza quando il livello di contagi nella comunità è bassa.
I bambini della Corea del Sud sono tornati nelle loro classi a metà maggio, quando i casi quotidiani confermati erano scesi al di sotto dei 50, equivalenti a circa un caso per milione di persone. Anche con tassi di trasmissione così bassi, il governo ha introdotto misure per controllare la diffusione virale, come l’apertura graduale delle scuole (prima le superiori, poi le medie). Nelle scuole più grandi, o in quelle nelle aree in cui i casi erano in aumento, solo una parte degli studenti frequentava le lezioni frontalmente. Poi, quando qualcuno risultava positivo, l’insegnamento tornava online. Analisi preliminari (che devono quindi ancora essere confermate) condotte dai ricercatori di Seoul suggeriscono che non vi sia stato un aumento dei contagi tra i ragazzi di età pari o inferiore a 19 anni nei 2 mesi successivi alla riapertura delle scuole. Inoltre, i dati del governo riportano che solo 1 dei 111 bambini in età scolare risultati positivi tra maggio e luglio si è ammalato a scuola, mentre la maggior parte è stata infettata da membri della famiglia, o in altri luoghi. Il messaggio da comprendere è che, con le giuste politiche, è possibile controllare la trasmissione del virus nelle scuole in un contesto di bassa trasmissione a livello comunitario.
Un’indagine del Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie ha inoltre rilevato che la riapertura delle scuole da metà maggio in poi in diversi Paesi europei non è stata finora associata a un aumento significativo dei contagi.
Perché allora alcuni focolai si sono sviluppati all’interno di alcuni edifici scolastici? I casi più eclatanti, ovvero quello in un campus della Georgia (USA) e in una scuola superiore di Gerusalemme, sono facilmente spiegabili. Nel primo, gli studenti avevano organizzato una grande festa, noncuranti del distanziamento e hanno svolto attività di gruppo per tutta la notte senza indossare mascherine (il 75% dei 344 partecipanti è poi risultato positivo al virus); nel secondo caso, gruppi di 30 studenti erano ammassati senza mascherine in aule ristrette (le poche con l’aria condizionata per sfuggire alla temperatura esterna di 40°C). Chiaramente, si tratta di situazioni al limite che non possono ripetersi, dal momento che sono la condizione ideale per la diffusione del virus, che ovviamente non rimarrebbe limitata all’edificio scolastico.
Infine, se le scuole riaprono in aree con un alto tasso di contagi nella comunità, sarà particolarmente importante essere diligenti, indossando mascherine, aumentando il distanziamento sociale nelle classi, incoraggiare l’igiene personale e impedire i capannelli di persone agli ingressi e alle uscite delle scuole.